Nella vita professionale ci sono momenti in cui la ricerca si trasforma naturalmente in testi e pubblicazioni. In altri casi, invece, il pensiero progettuale – o il progettare pensando – accompagna ogni giorno il lavoro, diffondendosi nelle pieghe di ogni progetto, senza però trovare la forza o il tempo per sedimentarsi in forme compiute e trasmissibili. Se si vuole vederlo, questo pensiero emerge comunque: nella partecipazione al dibattito disciplinare, si percepisce nei progetti e nelle opere realizzate, ma rimane difficile da raccontare con chiarezza. Il senso di questa collana nasce proprio da qui: ricostruire e valorizzare quella componente riflessiva, spesso implicita, che informa il lavoro quotidiano. È un’operazione di selezione e di messa a fuoco, dall’individuazione dei temi alla loro trasformazione in ricerca editoriale. Questo processo può nascere prima, durante o dopo un progetto, o anche indipendentemente da esso. I temi non seguono un percorso lineare né rispondono necessariamente al dibattito contemporaneo, ma derivano da urgenze, progetti o interessi temporanei di cui si vuole lasciare traccia. Le pubblicazioni non sono brochure né libri descrittivi, ma contributi disciplinari, piccoli e occasionali, pensati per alimentare la discussione su temi per noi rilevanti. Letti nel loro insieme, restituiscono l’attitudine dello studio a considerare pensiero e pratica come vasi comunicanti, in dialogo costante ma con tempi e modi eterogenei.
Nella vita professionale ci sono momenti in cui la ricerca si trasforma naturalmente in testi e pubblicazioni. In altri casi, invece, il pensiero progettuale – o il progettare pensando – accompagna ogni giorno il lavoro, diffondendosi nelle pieghe di ogni progetto, senza però trovare la forza o il tempo per sedimentarsi in forme compiute e trasmissibili. Se si vuole vederlo, questo pensiero emerge comunque: nella partecipazione al dibattito disciplinare, si percepisce nei progetti e nelle opere realizzate, ma rimane difficile da raccontare con chiarezza. Il senso di questa collana nasce proprio da qui: ricostruire e valorizzare quella componente riflessiva, spesso implicita, che informa il lavoro quotidiano. È un’operazione di selezione e di messa a fuoco, dall’individuazione dei temi alla loro trasformazione in ricerca editoriale. Questo processo può nascere prima, durante o dopo un progetto, o anche indipendentemente da esso. I temi non seguono un percorso lineare né rispondono necessariamente al dibattito contemporaneo, ma derivano da urgenze, progetti o interessi temporanei di cui si vuole lasciare traccia. Le pubblicazioni non sono brochure né libri descrittivi, ma contributi disciplinari, piccoli e occasionali, pensati per alimentare la discussione su temi per noi rilevanti. Letti nel loro insieme, restituiscono l’attitudine dello studio a considerare pensiero e pratica come vasi comunicanti, in dialogo costante ma con tempi e modi eterogenei.
Nella vita professionale ci sono momenti in cui la ricerca si trasforma naturalmente in testi e pubblicazioni. In altri casi, invece, il pensiero progettuale – o il progettare pensando – accompagna ogni giorno il lavoro, diffondendosi nelle pieghe di ogni progetto, senza però trovare la forza o il tempo per sedimentarsi in forme compiute e trasmissibili. Se si vuole vederlo, questo pensiero emerge comunque: nella partecipazione al dibattito disciplinare, si percepisce nei progetti e nelle opere realizzate, ma rimane difficile da raccontare con chiarezza. Il senso di questa collana nasce proprio da qui: ricostruire e valorizzare quella componente riflessiva, spesso implicita, che informa il lavoro quotidiano. È un’operazione di selezione e di messa a fuoco, dall’individuazione dei temi alla loro trasformazione in ricerca editoriale. Questo processo può nascere prima, durante o dopo un progetto, o anche indipendentemente da esso. I temi non seguono un percorso lineare né rispondono necessariamente al dibattito contemporaneo, ma derivano da urgenze, progetti o interessi temporanei di cui si vuole lasciare traccia. Le pubblicazioni non sono brochure né libri descrittivi, ma contributi disciplinari, piccoli e occasionali, pensati per alimentare la discussione su temi per noi rilevanti. Letti nel loro insieme, restituiscono l’attitudine dello studio a considerare pensiero e pratica come vasi comunicanti, in dialogo costante ma con tempi e modi eterogenei.
Nella vita professionale ci sono momenti in cui la ricerca si trasforma naturalmente in testi e pubblicazioni. In altri casi, invece, il pensiero progettuale – o il progettare pensando – accompagna ogni giorno il lavoro, diffondendosi nelle pieghe di ogni progetto, senza però trovare la forza o il tempo per sedimentarsi in forme compiute e trasmissibili. Se si vuole vederlo, questo pensiero emerge comunque: nella partecipazione al dibattito disciplinare, si percepisce nei progetti e nelle opere realizzate, ma rimane difficile da raccontare con chiarezza. Il senso di questa collana nasce proprio da qui: ricostruire e valorizzare quella componente riflessiva, spesso implicita, che informa il lavoro quotidiano. È un’operazione di selezione e di messa a fuoco, dall’individuazione dei temi alla loro trasformazione in ricerca editoriale. Questo processo può nascere prima, durante o dopo un progetto, o anche indipendentemente da esso. I temi non seguono un percorso lineare né rispondono necessariamente al dibattito contemporaneo, ma derivano da urgenze, progetti o interessi temporanei di cui si vuole lasciare traccia. Le pubblicazioni non sono brochure né libri descrittivi, ma contributi disciplinari, piccoli e occasionali, pensati per alimentare la discussione su temi per noi rilevanti. Letti nel loro insieme, restituiscono l’attitudine dello studio a considerare pensiero e pratica come vasi comunicanti, in dialogo costante ma con tempi e modi eterogenei.
Nella vita professionale ci sono momenti in cui la ricerca si trasforma naturalmente in testi e pubblicazioni. In altri casi, invece, il pensiero progettuale – o il progettare pensando – accompagna ogni giorno il lavoro, diffondendosi nelle pieghe di ogni progetto, senza però trovare la forza o il tempo per sedimentarsi in forme compiute e trasmissibili. Se si vuole vederlo, questo pensiero emerge comunque: nella partecipazione al dibattito disciplinare, si percepisce nei progetti e nelle opere realizzate, ma rimane difficile da raccontare con chiarezza. Il senso di questa collana nasce proprio da qui: ricostruire e valorizzare quella componente riflessiva, spesso implicita, che informa il lavoro quotidiano. È un’operazione di selezione e di messa a fuoco, dall’individuazione dei temi alla loro trasformazione in ricerca editoriale. Questo processo può nascere prima, durante o dopo un progetto, o anche indipendentemente da esso. I temi non seguono un percorso lineare né rispondono necessariamente al dibattito contemporaneo, ma derivano da urgenze, progetti o interessi temporanei di cui si vuole lasciare traccia. Le pubblicazioni non sono brochure né libri descrittivi, ma contributi disciplinari, piccoli e occasionali, pensati per alimentare la discussione su temi per noi rilevanti. Letti nel loro insieme, restituiscono l’attitudine dello studio a considerare pensiero e pratica come vasi comunicanti, in dialogo costante ma con tempi e modi eterogenei.
Nella vita professionale ci sono momenti in cui la ricerca si trasforma naturalmente in testi e pubblicazioni. In altri casi, invece, il pensiero progettuale – o il progettare pensando – accompagna ogni giorno il lavoro, diffondendosi nelle pieghe di ogni progetto, senza però trovare la forza o il tempo per sedimentarsi in forme compiute e trasmissibili. Se si vuole vederlo, questo pensiero emerge comunque: nella partecipazione al dibattito disciplinare, si percepisce nei progetti e nelle opere realizzate, ma rimane difficile da raccontare con chiarezza. Il senso di questa collana nasce proprio da qui: ricostruire e valorizzare quella componente riflessiva, spesso implicita, che informa il lavoro quotidiano. È un’operazione di selezione e di messa a fuoco, dall’individuazione dei temi alla loro trasformazione in ricerca editoriale. Questo processo può nascere prima, durante o dopo un progetto, o anche indipendentemente da esso. I temi non seguono un percorso lineare né rispondono necessariamente al dibattito contemporaneo, ma derivano da urgenze, progetti o interessi temporanei di cui si vuole lasciare traccia. Le pubblicazioni non sono brochure né libri descrittivi, ma contributi disciplinari, piccoli e occasionali, pensati per alimentare la discussione su temi per noi rilevanti. Letti nel loro insieme, restituiscono l’attitudine dello studio a considerare pensiero e pratica come vasi comunicanti, in dialogo costante ma con tempi e modi eterogenei.
Nella vita professionale ci sono momenti in cui la ricerca si trasforma naturalmente in testi e pubblicazioni. In altri casi, invece, il pensiero progettuale – o il progettare pensando – accompagna ogni giorno il lavoro, diffondendosi nelle pieghe di ogni progetto, senza però trovare la forza o il tempo per sedimentarsi in forme compiute e trasmissibili. Se si vuole vederlo, questo pensiero emerge comunque: nella partecipazione al dibattito disciplinare, si percepisce nei progetti e nelle opere realizzate, ma rimane difficile da raccontare con chiarezza. Il senso di questa collana nasce proprio da qui: ricostruire e valorizzare quella componente riflessiva, spesso implicita, che informa il lavoro quotidiano. È un’operazione di selezione e di messa a fuoco, dall’individuazione dei temi alla loro trasformazione in ricerca editoriale. Questo processo può nascere prima, durante o dopo un progetto, o anche indipendentemente da esso. I temi non seguono un percorso lineare né rispondono necessariamente al dibattito contemporaneo, ma derivano da urgenze, progetti o interessi temporanei di cui si vuole lasciare traccia. Le pubblicazioni non sono brochure né libri descrittivi, ma contributi disciplinari, piccoli e occasionali, pensati per alimentare la discussione su temi per noi rilevanti. Letti nel loro insieme, restituiscono l’attitudine dello studio a considerare pensiero e pratica come vasi comunicanti, in dialogo costante ma con tempi e modi eterogenei.
Nella vita professionale ci sono momenti in cui la ricerca si trasforma naturalmente in testi e pubblicazioni. In altri casi, invece, il pensiero progettuale – o il progettare pensando – accompagna ogni giorno il lavoro, diffondendosi nelle pieghe di ogni progetto, senza però trovare la forza o il tempo per sedimentarsi in forme compiute e trasmissibili. Se si vuole vederlo, questo pensiero emerge comunque: nella partecipazione al dibattito disciplinare, si percepisce nei progetti e nelle opere realizzate, ma rimane difficile da raccontare con chiarezza. Il senso di questa collana nasce proprio da qui: ricostruire e valorizzare quella componente riflessiva, spesso implicita, che informa il lavoro quotidiano. È un’operazione di selezione e di messa a fuoco, dall’individuazione dei temi alla loro trasformazione in ricerca editoriale. Questo processo può nascere prima, durante o dopo un progetto, o anche indipendentemente da esso. I temi non seguono un percorso lineare né rispondono necessariamente al dibattito contemporaneo, ma derivano da urgenze, progetti o interessi temporanei di cui si vuole lasciare traccia. Le pubblicazioni non sono brochure né libri descrittivi, ma contributi disciplinari, piccoli e occasionali, pensati per alimentare la discussione su temi per noi rilevanti. Letti nel loro insieme, restituiscono l’attitudine dello studio a considerare pensiero e pratica come vasi comunicanti, in dialogo costante ma con tempi e modi eterogenei.
Nella vita professionale ci sono momenti in cui la ricerca si trasforma naturalmente in testi e pubblicazioni. In altri casi, invece, il pensiero progettuale – o il progettare pensando – accompagna ogni giorno il lavoro, diffondendosi nelle pieghe di ogni progetto, senza però trovare la forza o il tempo per sedimentarsi in forme compiute e trasmissibili. Se si vuole vederlo, questo pensiero emerge comunque: nella partecipazione al dibattito disciplinare, si percepisce nei progetti e nelle opere realizzate, ma rimane difficile da raccontare con chiarezza. Il senso di questa collana nasce proprio da qui: ricostruire e valorizzare quella componente riflessiva, spesso implicita, che informa il lavoro quotidiano. È un’operazione di selezione e di messa a fuoco, dall’individuazione dei temi alla loro trasformazione in ricerca editoriale. Questo processo può nascere prima, durante o dopo un progetto, o anche indipendentemente da esso. I temi non seguono un percorso lineare né rispondono necessariamente al dibattito contemporaneo, ma derivano da urgenze, progetti o interessi temporanei di cui si vuole lasciare traccia. Le pubblicazioni non sono brochure né libri descrittivi, ma contributi disciplinari, piccoli e occasionali, pensati per alimentare la discussione su temi per noi rilevanti. Letti nel loro insieme, restituiscono l’attitudine dello studio a considerare pensiero e pratica come vasi comunicanti, in dialogo costante ma con tempi e modi eterogenei.

















Questo primo volume della collana si concentra su una grande risorsa fino ad oggi poco considerata: i centri sportivi. La ricerca prende come riferimento la città di Milano, dove i 136 centri comunali, quasi tutti situati in periferia, coprono complessivamente oltre 2.000.000 di mq, una superficie equivalente a quella del centro storico, rivelando un patrimonio urbano e sociale di grande rilevanza.
Questo primo volume della collana si concentra su una grande risorsa fino ad oggi poco considerata: i centri sportivi. La ricerca prende come riferimento la città di Milano, dove i 136 centri comunali, quasi tutti situati in periferia, coprono complessivamente oltre 2.000.000 di mq, una superficie equivalente a quella del centro storico, rivelando un patrimonio urbano e sociale di grande rilevanza.
Questo primo volume della collana si concentra su una grande risorsa fino ad oggi poco considerata: i centri sportivi. La ricerca prende come riferimento la città di Milano, dove i 136 centri comunali, quasi tutti situati in periferia, coprono complessivamente oltre 2.000.000 di mq, una superficie equivalente a quella del centro storico, rivelando un patrimonio urbano e sociale di grande rilevanza.
Questo primo volume della collana si concentra su una grande risorsa fino ad oggi poco considerata: i centri sportivi. La ricerca prende come riferimento la città di Milano, dove i 136 centri comunali, quasi tutti situati in periferia, coprono complessivamente oltre 2.000.000 di mq, una superficie equivalente a quella del centro storico, rivelando un patrimonio urbano e sociale di grande rilevanza.
Questo primo volume della collana si concentra su una grande risorsa fino ad oggi poco considerata: i centri sportivi. La ricerca prende come riferimento la città di Milano, dove i 136 centri comunali, quasi tutti situati in periferia, coprono complessivamente oltre 2.000.000 di mq, una superficie equivalente a quella del centro storico, rivelando un patrimonio urbano e sociale di grande rilevanza.
Ridefinire il ruolo, riscoprire il valore e sfruttare le potenzialità del patrimonio edilizio e sociale esistente
Ridefinire il ruolo, riscoprire il valore e sfruttare le potenzialità del patrimonio edilizio e sociale esistente
Ridefinire il ruolo, riscoprire il valore e sfruttare le potenzialità del patrimonio edilizio e sociale esistente
Ridefinire il ruolo, riscoprire il valore e sfruttare le potenzialità del patrimonio edilizio e sociale esistente
Ridefinire il ruolo, riscoprire il valore e sfruttare le potenzialità del patrimonio edilizio e sociale esistente

















Nella storia delle città esistono momenti in cui emergono nuove opportunità per ripensare se stesse, spesso legate a cambiamenti economici, eventi straordinari o nuove consapevolezze collettive. Questi grandi processi, sebbene capaci di trasformare l’immagine urbana, richiedono ingenti investimenti e tempi lunghi, senza garantire automaticamente benefici immediati ai cittadini.
Accanto a questi cambiamenti “macro”, esistono però opportunità più discrete ma altrettanto incisive: interventi su porzioni di territorio piccole e diffuse, accessibili a tutta la cittadinanza, che possono generare una vera e propria rivoluzione urbana silenziosa e rapida. Nel caso di Milano, ad esempio, la riqualificazione del patrimonio ex industriale minore ha trasformato magazzini e piccole fabbriche in residenze innovative, contribuendo alla rigenerazione dei quartieri.
Allo stesso modo, i centri sportivi pubblici, spesso obsoleti e periferici, rappresentano una risorsa ancora poco valorizzata. Ripensati come spazi multifunzionali “oratori laici” o community center potrebbero combinare sport, socialità e tempo libero, ampliando l’offerta di luoghi di aggregazione e generando nuove polarità urbane con ricadute significative sia sociali sia simboliche per le comunità locali.
Nella storia delle città esistono momenti in cui emergono nuove opportunità per ripensare se stesse, spesso legate a cambiamenti economici, eventi straordinari o nuove consapevolezze collettive. Questi grandi processi, sebbene capaci di trasformare l’immagine urbana, richiedono ingenti investimenti e tempi lunghi, senza garantire automaticamente benefici immediati ai cittadini.
Accanto a questi cambiamenti “macro”, esistono però opportunità più discrete ma altrettanto incisive: interventi su porzioni di territorio piccole e diffuse, accessibili a tutta la cittadinanza, che possono generare una vera e propria rivoluzione urbana silenziosa e rapida. Nel caso di Milano, ad esempio, la riqualificazione del patrimonio ex industriale minore ha trasformato magazzini e piccole fabbriche in residenze innovative, contribuendo alla rigenerazione dei quartieri.
Allo stesso modo, i centri sportivi pubblici, spesso obsoleti e periferici, rappresentano una risorsa ancora poco valorizzata. Ripensati come spazi multifunzionali “oratori laici” o community center potrebbero combinare sport, socialità e tempo libero, ampliando l’offerta di luoghi di aggregazione e generando nuove polarità urbane con ricadute significative sia sociali sia simboliche per le comunità locali.
Nella storia delle città esistono momenti in cui emergono nuove opportunità per ripensare se stesse, spesso legate a cambiamenti economici, eventi straordinari o nuove consapevolezze collettive. Questi grandi processi, sebbene capaci di trasformare l’immagine urbana, richiedono ingenti investimenti e tempi lunghi, senza garantire automaticamente benefici immediati ai cittadini.
Accanto a questi cambiamenti “macro”, esistono però opportunità più discrete ma altrettanto incisive: interventi su porzioni di territorio piccole e diffuse, accessibili a tutta la cittadinanza, che possono generare una vera e propria rivoluzione urbana silenziosa e rapida. Nel caso di Milano, ad esempio, la riqualificazione del patrimonio ex industriale minore ha trasformato magazzini e piccole fabbriche in residenze innovative, contribuendo alla rigenerazione dei quartieri.
Allo stesso modo, i centri sportivi pubblici, spesso obsoleti e periferici, rappresentano una risorsa ancora poco valorizzata. Ripensati come spazi multifunzionali “oratori laici” o community center potrebbero combinare sport, socialità e tempo libero, ampliando l’offerta di luoghi di aggregazione e generando nuove polarità urbane con ricadute significative sia sociali sia simboliche per le comunità locali.
Nella storia delle città esistono momenti in cui emergono nuove opportunità per ripensare se stesse, spesso legate a cambiamenti economici, eventi straordinari o nuove consapevolezze collettive. Questi grandi processi, sebbene capaci di trasformare l’immagine urbana, richiedono ingenti investimenti e tempi lunghi, senza garantire automaticamente benefici immediati ai cittadini.
Accanto a questi cambiamenti “macro”, esistono però opportunità più discrete ma altrettanto incisive: interventi su porzioni di territorio piccole e diffuse, accessibili a tutta la cittadinanza, che possono generare una vera e propria rivoluzione urbana silenziosa e rapida. Nel caso di Milano, ad esempio, la riqualificazione del patrimonio ex industriale minore ha trasformato magazzini e piccole fabbriche in residenze innovative, contribuendo alla rigenerazione dei quartieri.
Allo stesso modo, i centri sportivi pubblici, spesso obsoleti e periferici, rappresentano una risorsa ancora poco valorizzata. Ripensati come spazi multifunzionali “oratori laici” o community center potrebbero combinare sport, socialità e tempo libero, ampliando l’offerta di luoghi di aggregazione e generando nuove polarità urbane con ricadute significative sia sociali sia simboliche per le comunità locali.
Nella storia delle città esistono momenti in cui emergono nuove opportunità per ripensare se stesse, spesso legate a cambiamenti economici, eventi straordinari o nuove consapevolezze collettive. Questi grandi processi, sebbene capaci di trasformare l’immagine urbana, richiedono ingenti investimenti e tempi lunghi, senza garantire automaticamente benefici immediati ai cittadini.
Accanto a questi cambiamenti “macro”, esistono però opportunità più discrete ma altrettanto incisive: interventi su porzioni di territorio piccole e diffuse, accessibili a tutta la cittadinanza, che possono generare una vera e propria rivoluzione urbana silenziosa e rapida. Nel caso di Milano, ad esempio, la riqualificazione del patrimonio ex industriale minore ha trasformato magazzini e piccole fabbriche in residenze innovative, contribuendo alla rigenerazione dei quartieri.
Allo stesso modo, i centri sportivi pubblici, spesso obsoleti e periferici, rappresentano una risorsa ancora poco valorizzata. Ripensati come spazi multifunzionali “oratori laici” o community center potrebbero combinare sport, socialità e tempo libero, ampliando l’offerta di luoghi di aggregazione e generando nuove polarità urbane con ricadute significative sia sociali sia simboliche per le comunità locali.
Per raggiungere un simile obiettivo, è necessario ripensare radicalmente la natura stessa di questi centri. Occorre, innanzitutto, ampliare la gamma delle attività proposte, integrando funzioni diversificate in grado di attrarre un pubblico eterogeneo.
Parallelamente, è indispensabile rivedere i modelli economici e gestionali, individuando soluzioni sostenibili che consentano di autofinanziare, almeno in parte, i nuovi investimenti – pubblici o privati – necessari alla loro trasformazione.
Per raggiungere un simile obiettivo, è necessario ripensare radicalmente la natura stessa di questi centri. Occorre, innanzitutto, ampliare la gamma delle attività proposte, integrando funzioni diversificate in grado di attrarre un pubblico eterogeneo.
Parallelamente, è indispensabile rivedere i modelli economici e gestionali, individuando soluzioni sostenibili che consentano di autofinanziare, almeno in parte, i nuovi investimenti – pubblici o privati – necessari alla loro trasformazione.
Per raggiungere un simile obiettivo, è necessario ripensare radicalmente la natura stessa di questi centri. Occorre, innanzitutto, ampliare la gamma delle attività proposte, integrando funzioni diversificate in grado di attrarre un pubblico eterogeneo.
Parallelamente, è indispensabile rivedere i modelli economici e gestionali, individuando soluzioni sostenibili che consentano di autofinanziare, almeno in parte, i nuovi investimenti – pubblici o privati – necessari alla loro trasformazione.
Per raggiungere un simile obiettivo, è necessario ripensare radicalmente la natura stessa di questi centri. Occorre, innanzitutto, ampliare la gamma delle attività proposte, integrando funzioni diversificate in grado di attrarre un pubblico eterogeneo.
Parallelamente, è indispensabile rivedere i modelli economici e gestionali, individuando soluzioni sostenibili che consentano di autofinanziare, almeno in parte, i nuovi investimenti – pubblici o privati – necessari alla loro trasformazione.
Per raggiungere un simile obiettivo, è necessario ripensare radicalmente la natura stessa di questi centri. Occorre, innanzitutto, ampliare la gamma delle attività proposte, integrando funzioni diversificate in grado di attrarre un pubblico eterogeneo.
Parallelamente, è indispensabile rivedere i modelli economici e gestionali, individuando soluzioni sostenibili che consentano di autofinanziare, almeno in parte, i nuovi investimenti – pubblici o privati – necessari alla loro trasformazione.

















La sfida principale consiste nel ripensare i centri sportivi non più come strutture chiuse, separate dalla città, ma come spazi aperti e porosi, in dialogo con il contesto urbano, dove lo sport conviva con funzioni pubbliche accessibili a tutti. Solo così possono diventare veri nodi di relazione e appartenenza, capaci di generare valore sociale e culturale oltre che funzionale.
In un contesto in cui il semplice spazio pubblico non basta a creare interazione sociale, lo sport può costituire l’attrattore necessario a rendere vivi questi luoghi. Inoltre, i cambiamenti nei ritmi del lavoro e del tempo libero impongono nuovi modi di organizzare e fruire dello spazio urbano, accentuando l’importanza di luoghi flessibili e multifunzionali.
La metamorfosi urbana dei centri sportivi rappresenta quindi una risposta concreta e immediatamente disponibile, capace di promuovere uno sviluppo sostenibile e orientato alle comunità, offrendo alle società sportive strategie efficaci indipendentemente dalla fase di attività in cui si trovano.
La sfida principale consiste nel ripensare i centri sportivi non più come strutture chiuse, separate dalla città, ma come spazi aperti e porosi, in dialogo con il contesto urbano, dove lo sport conviva con funzioni pubbliche accessibili a tutti. Solo così possono diventare veri nodi di relazione e appartenenza, capaci di generare valore sociale e culturale oltre che funzionale.
In un contesto in cui il semplice spazio pubblico non basta a creare interazione sociale, lo sport può costituire l’attrattore necessario a rendere vivi questi luoghi. Inoltre, i cambiamenti nei ritmi del lavoro e del tempo libero impongono nuovi modi di organizzare e fruire dello spazio urbano, accentuando l’importanza di luoghi flessibili e multifunzionali.
La metamorfosi urbana dei centri sportivi rappresenta quindi una risposta concreta e immediatamente disponibile, capace di promuovere uno sviluppo sostenibile e orientato alle comunità, offrendo alle società sportive strategie efficaci indipendentemente dalla fase di attività in cui si trovano.
La sfida principale consiste nel ripensare i centri sportivi non più come strutture chiuse, separate dalla città, ma come spazi aperti e porosi, in dialogo con il contesto urbano, dove lo sport conviva con funzioni pubbliche accessibili a tutti. Solo così possono diventare veri nodi di relazione e appartenenza, capaci di generare valore sociale e culturale oltre che funzionale.
In un contesto in cui il semplice spazio pubblico non basta a creare interazione sociale, lo sport può costituire l’attrattore necessario a rendere vivi questi luoghi. Inoltre, i cambiamenti nei ritmi del lavoro e del tempo libero impongono nuovi modi di organizzare e fruire dello spazio urbano, accentuando l’importanza di luoghi flessibili e multifunzionali.
La metamorfosi urbana dei centri sportivi rappresenta quindi una risposta concreta e immediatamente disponibile, capace di promuovere uno sviluppo sostenibile e orientato alle comunità, offrendo alle società sportive strategie efficaci indipendentemente dalla fase di attività in cui si trovano.
La sfida principale consiste nel ripensare i centri sportivi non più come strutture chiuse, separate dalla città, ma come spazi aperti e porosi, in dialogo con il contesto urbano, dove lo sport conviva con funzioni pubbliche accessibili a tutti. Solo così possono diventare veri nodi di relazione e appartenenza, capaci di generare valore sociale e culturale oltre che funzionale.
In un contesto in cui il semplice spazio pubblico non basta a creare interazione sociale, lo sport può costituire l’attrattore necessario a rendere vivi questi luoghi. Inoltre, i cambiamenti nei ritmi del lavoro e del tempo libero impongono nuovi modi di organizzare e fruire dello spazio urbano, accentuando l’importanza di luoghi flessibili e multifunzionali.
La metamorfosi urbana dei centri sportivi rappresenta quindi una risposta concreta e immediatamente disponibile, capace di promuovere uno sviluppo sostenibile e orientato alle comunità, offrendo alle società sportive strategie efficaci indipendentemente dalla fase di attività in cui si trovano.
La sfida principale consiste nel ripensare i centri sportivi non più come strutture chiuse, separate dalla città, ma come spazi aperti e porosi, in dialogo con il contesto urbano, dove lo sport conviva con funzioni pubbliche accessibili a tutti. Solo così possono diventare veri nodi di relazione e appartenenza, capaci di generare valore sociale e culturale oltre che funzionale.
In un contesto in cui il semplice spazio pubblico non basta a creare interazione sociale, lo sport può costituire l’attrattore necessario a rendere vivi questi luoghi. Inoltre, i cambiamenti nei ritmi del lavoro e del tempo libero impongono nuovi modi di organizzare e fruire dello spazio urbano, accentuando l’importanza di luoghi flessibili e multifunzionali.
La metamorfosi urbana dei centri sportivi rappresenta quindi una risposta concreta e immediatamente disponibile, capace di promuovere uno sviluppo sostenibile e orientato alle comunità, offrendo alle società sportive strategie efficaci indipendentemente dalla fase di attività in cui si trovano.
La strategia e le azioni proposte che scaturiscono dalla ricerca hanno come obiettivo non solo di rendere i centri sportivi più forti e sostenibili economicamente, ma anche di proporre un percorso più ambizioso che vede il centro sportivo come base da cui partire per diventare un vero e proprio community center: un luogo di aggregazione per tutte le fasce di età che abbia ricadute anche sotto il profilo simbolico e identitario per gli abitanti dei quartieri o dei piccoli centri coinvolti.
La strategia e le azioni proposte che scaturiscono dalla ricerca hanno come obiettivo non solo di rendere i centri sportivi più forti e sostenibili economicamente, ma anche di proporre un percorso più ambizioso che vede il centro sportivo come base da cui partire per diventare un vero e proprio community center: un luogo di aggregazione per tutte le fasce di età che abbia ricadute anche sotto il profilo simbolico e identitario per gli abitanti dei quartieri o dei piccoli centri coinvolti.
La strategia e le azioni proposte che scaturiscono dalla ricerca hanno come obiettivo non solo di rendere i centri sportivi più forti e sostenibili economicamente, ma anche di proporre un percorso più ambizioso che vede il centro sportivo come base da cui partire per diventare un vero e proprio community center: un luogo di aggregazione per tutte le fasce di età che abbia ricadute anche sotto il profilo simbolico e identitario per gli abitanti dei quartieri o dei piccoli centri coinvolti.
La strategia e le azioni proposte che scaturiscono dalla ricerca hanno come obiettivo non solo di rendere i centri sportivi più forti e sostenibili economicamente, ma anche di proporre un percorso più ambizioso che vede il centro sportivo come base da cui partire per diventare un vero e proprio community center: un luogo di aggregazione per tutte le fasce di età che abbia ricadute anche sotto il profilo simbolico e identitario per gli abitanti dei quartieri o dei piccoli centri coinvolti.
La strategia e le azioni proposte che scaturiscono dalla ricerca hanno come obiettivo non solo di rendere i centri sportivi più forti e sostenibili economicamente, ma anche di proporre un percorso più ambizioso che vede il centro sportivo come base da cui partire per diventare un vero e proprio community center: un luogo di aggregazione per tutte le fasce di età che abbia ricadute anche sotto il profilo simbolico e identitario per gli abitanti dei quartieri o dei piccoli centri coinvolti.

















Il volume intreccia analisi teoriche e pratica architettonica, esplorando i centri sportivi di Milano come luoghi capaci di trasformarsi da semplici strutture a spazi multifunzionali e comunitari. Attraverso dati, contesto normativo, strategie di rigenerazione urbana e casi concreti, il libro offre una visione complessiva delle opportunità di sviluppo sostenibile dei centri sportivi, suggerendo approcci replicabili e condivisibili per reinventare questi spazi a beneficio della città e delle comunità locali.
Il volume intreccia analisi teoriche e pratica architettonica, esplorando i centri sportivi di Milano come luoghi capaci di trasformarsi da semplici strutture a spazi multifunzionali e comunitari. Attraverso dati, contesto normativo, strategie di rigenerazione urbana e casi concreti, il libro offre una visione complessiva delle opportunità di sviluppo sostenibile dei centri sportivi, suggerendo approcci replicabili e condivisibili per reinventare questi spazi a beneficio della città e delle comunità locali.
Il volume intreccia analisi teoriche e pratica architettonica, esplorando i centri sportivi di Milano come luoghi capaci di trasformarsi da semplici strutture a spazi multifunzionali e comunitari. Attraverso dati, contesto normativo, strategie di rigenerazione urbana e casi concreti, il libro offre una visione complessiva delle opportunità di sviluppo sostenibile dei centri sportivi, suggerendo approcci replicabili e condivisibili per reinventare questi spazi a beneficio della città e delle comunità locali.
Il volume intreccia analisi teoriche e pratica architettonica, esplorando i centri sportivi di Milano come luoghi capaci di trasformarsi da semplici strutture a spazi multifunzionali e comunitari. Attraverso dati, contesto normativo, strategie di rigenerazione urbana e casi concreti, il libro offre una visione complessiva delle opportunità di sviluppo sostenibile dei centri sportivi, suggerendo approcci replicabili e condivisibili per reinventare questi spazi a beneficio della città e delle comunità locali.
Il volume intreccia analisi teoriche e pratica architettonica, esplorando i centri sportivi di Milano come luoghi capaci di trasformarsi da semplici strutture a spazi multifunzionali e comunitari. Attraverso dati, contesto normativo, strategie di rigenerazione urbana e casi concreti, il libro offre una visione complessiva delle opportunità di sviluppo sostenibile dei centri sportivi, suggerendo approcci replicabili e condivisibili per reinventare questi spazi a beneficio della città e delle comunità locali.
Curatela De Amicis Architetti
Concept creativo e graphic design Saganaki Agency
Apparati e ricerca iconografica Matteo Da Lisca, Cecilia Bandera
Coordinamento editoriale Lavinia Garatti
Stampato da Officina Tipografica Bodrato
Prima edizione Ottobre 2025