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In via Canonica, un’area un tempo ai margini del centro di Milano e oggi in una posizione centrale, lo Studio deamicisarchitetti si è confrontato con il delicato complesso edilizio Residenze Canonica. Progetto che, fin da subito, ha richiesto un dialogo tra passato e presente, proponendo l’esigenza di costruire sul costruito. La scelta di contaminare vecchio e nuovo si è inserita così all’interno di una convinzione più generale, per la quale si ritiene che riscrivere la storia di un edificio, modificandolo e trasformandolo, sia spesso più interessante della sua cancellazione o sostituzione. Nel caso specifico di via Canonica, l’approccio ha previsto l’integrazione degli interventi nel tessuto urbano, mentre l’impegno è stato quello di rendere tangibile nel progetto il senso del tempo.

Al fine di voler conservare la memoria dell’edificio preesistente come attore della scena urbana, il progetto ha scelto la strada della contaminazione dei linguaggi e della stratificazione di forme e materiali. Nello specifico sono stati mantenuti nelle loro forme originarie il primo e il secondo piano, sono stati invece completamente riprogettati il piano terra e, naturalmente, il piano aggiuntivo di coronamento. Lo Studio ha ritenuto che, al di là delle scelte stilistiche puntuali, la tecnica di costruire sul costruito sia portatrice di valore in sé perché rende tangibile la memoria e costringe le scelte architettoniche a relazionarsi con ciò che già esisteva.

Il complesso originario, organizzato secondo i più tipici canoni tipologici dell’architettura popolare milanese, e composto da due corpi di fabbrica posizionati a L con distribuzione a ballatoio, più un terzo corpo più basso a uso artigianale, aveva il suo fulcro nella corte che questi definiscono. Il progetto ha previsto di alzare la quota della corte stessa alfine di non alterare le proporzioni degli spazi interni, nonostante l’aumento della volumetria ai margini. È stato quindi ripristinato il rapporto tra pieni e vuoti e, contemporaneamente, è stata consentita la realizzazione dei box interrati senza ricorrere a scavi sotto la quota delle fondazioni.

L’altro aspetto rilevante riguarda il sistema distributivo proposto. Questo prevede la realizzazione di un nuovo ballatoio ramificato sui tre corpi di fabbrica, che consente di accedere a tutte le unità abitative a partire da un solo corpo scale e un solo ascensore. La corte interna è dominata sul fronte sud dalla presenza di una meridiana, che, come in alcune antiche case milanesi, nobilita lo spazio esterno come fosse un interno domestico. La sua ombra rimane impressa su una parete interamente rivestita in granigliato di vetro giallo che riflette, splendendo, la luce del sole.

I materiali utilizzati – ottone, marmorino, intonaco martellinato, marmo nero assoluto, granigliato di vetro, legno, rizzada spaccata – appartengono apparentemente a mondi di provenienza inconciliabili, ma, nel loro uso e nel loro incontro, ritrovano un dialogo reciproco e con le preesistenze tale da conferire un’impronta fortemente contemporanea all’intervento.

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Residenze Canonica
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In via Canonica, un’area un tempo ai margini del centro di Milano e oggi in una posizione centrale, lo Studio deamicisarchitetti si è confrontato con il delicato complesso edilizio Residenze Canonica. Progetto che, fin da subito, ha richiesto un dialogo tra passato e presente, proponendo l’esigenza di costruire sul costruito. La scelta di contaminare vecchio e nuovo si è inserita così all’interno di una convinzione più generale, per la quale si ritiene che riscrivere la storia di un edificio, modificandolo e trasformandolo, sia spesso più interessante della sua cancellazione o sostituzione. Nel caso specifico di via Canonica, l’approccio ha previsto l’integrazione degli interventi nel tessuto urbano, mentre l’impegno è stato quello di rendere tangibile nel progetto il senso del tempo.

Al fine di voler conservare la memoria dell’edificio preesistente come attore della scena urbana, il progetto ha scelto la strada della contaminazione dei linguaggi e della stratificazione di forme e materiali. Nello specifico sono stati mantenuti nelle loro forme originarie il primo e il secondo piano, sono stati invece completamente riprogettati il piano terra e, naturalmente, il piano aggiuntivo di coronamento. Lo Studio ha ritenuto che, al di là delle scelte stilistiche puntuali, la tecnica di costruire sul costruito sia portatrice di valore in sé perché rende tangibile la memoria e costringe le scelte architettoniche a relazionarsi con ciò che già esisteva.

Il complesso originario, organizzato secondo i più tipici canoni tipologici dell’architettura popolare milanese, e composto da due corpi di fabbrica posizionati a L con distribuzione a ballatoio, più un terzo corpo più basso a uso artigianale, aveva il suo fulcro nella corte che questi definiscono. Il progetto ha previsto di alzare la quota della corte stessa alfine di non alterare le proporzioni degli spazi interni, nonostante l’aumento della volumetria ai margini. È stato quindi ripristinato il rapporto tra pieni e vuoti e, contemporaneamente, è stata consentita la realizzazione dei box interrati senza ricorrere a scavi sotto la quota delle fondazioni.

L’altro aspetto rilevante riguarda il sistema distributivo proposto. Questo prevede la realizzazione di un nuovo ballatoio ramificato sui tre corpi di fabbrica, che consente di accedere a tutte le unità abitative a partire da un solo corpo scale e un solo ascensore. La corte interna è dominata sul fronte sud dalla presenza di una meridiana, che, come in alcune antiche case milanesi, nobilita lo spazio esterno come fosse un interno domestico. La sua ombra rimane impressa su una parete interamente rivestita in granigliato di vetro giallo che riflette, splendendo, la luce del sole.

I materiali utilizzati – ottone, marmorino, intonaco martellinato, marmo nero assoluto, granigliato di vetro, legno, rizzada spaccata – appartengono apparentemente a mondi di provenienza inconciliabili, ma, nel loro uso e nel loro incontro, ritrovano un dialogo reciproco e con le preesistenze tale da conferire un’impronta fortemente contemporanea all’intervento.

In via Canonica, un’area un tempo ai margini del centro di Milano e oggi in una posizione centrale, lo Studio deamicisarchitetti si è confrontato con il delicato complesso edilizio Residenze Canonica. Progetto che, fin da subito, ha richiesto un dialogo tra passato e presente, proponendo l’esigenza di costruire sul costruito. La scelta di contaminare vecchio e nuovo si è inserita così all’interno di una convinzione più generale, per la quale si ritiene che riscrivere la storia di un edificio, modificandolo e trasformandolo, sia spesso più interessante della sua cancellazione o sostituzione. Nel caso specifico di via Canonica, l’approccio ha previsto l’integrazione degli interventi nel tessuto urbano, mentre l’impegno è stato quello di rendere tangibile nel progetto il senso del tempo.

Al fine di voler conservare la memoria dell’edificio preesistente come attore della scena urbana, il progetto ha scelto la strada della contaminazione dei linguaggi e della stratificazione di forme e materiali. Nello specifico sono stati mantenuti nelle loro forme originarie il primo e il secondo piano, sono stati invece completamente riprogettati il piano terra e, naturalmente, il piano aggiuntivo di coronamento. Lo Studio ha ritenuto che, al di là delle scelte stilistiche puntuali, la tecnica di costruire sul costruito sia portatrice di valore in sé perché rende tangibile la memoria e costringe le scelte architettoniche a relazionarsi con ciò che già esisteva.

Il complesso originario, organizzato secondo i più tipici canoni tipologici dell’architettura popolare milanese, e composto da due corpi di fabbrica posizionati a L con distribuzione a ballatoio, più un terzo corpo più basso a uso artigianale, aveva il suo fulcro nella corte che questi definiscono. Il progetto ha previsto di alzare la quota della corte stessa alfine di non alterare le proporzioni degli spazi interni, nonostante l’aumento della volumetria ai margini. È stato quindi ripristinato il rapporto tra pieni e vuoti e, contemporaneamente, è stata consentita la realizzazione dei box interrati senza ricorrere a scavi sotto la quota delle fondazioni.

L’altro aspetto rilevante riguarda il sistema distributivo proposto. Questo prevede la realizzazione di un nuovo ballatoio ramificato sui tre corpi di fabbrica, che consente di accedere a tutte le unità abitative a partire da un solo corpo scale e un solo ascensore. La corte interna è dominata sul fronte sud dalla presenza di una meridiana, che, come in alcune antiche case milanesi, nobilita lo spazio esterno come fosse un interno domestico. La sua ombra rimane impressa su una parete interamente rivestita in granigliato di vetro giallo che riflette, splendendo, la luce del sole.

I materiali utilizzati – ottone, marmorino, intonaco martellinato, marmo nero assoluto, granigliato di vetro, legno, rizzada spaccata – appartengono apparentemente a mondi di provenienza inconciliabili, ma, nel loro uso e nel loro incontro, ritrovano un dialogo reciproco e con le preesistenze tale da conferire un’impronta fortemente contemporanea all’intervento.

In via Canonica, un’area un tempo ai margini del centro di Milano e oggi in una posizione centrale, lo Studio deamicisarchitetti si è confrontato con il delicato complesso edilizio Residenze Canonica. Progetto che, fin da subito, ha richiesto un dialogo tra passato e presente, proponendo l’esigenza di costruire sul costruito. La scelta di contaminare vecchio e nuovo si è inserita così all’interno di una convinzione più generale, per la quale si ritiene che riscrivere la storia di un edificio, modificandolo e trasformandolo, sia spesso più interessante della sua cancellazione o sostituzione. Nel caso specifico di via Canonica, l’approccio ha previsto l’integrazione degli interventi nel tessuto urbano, mentre l’impegno è stato quello di rendere tangibile nel progetto il senso del tempo.

Al fine di voler conservare la memoria dell’edificio preesistente come attore della scena urbana, il progetto ha scelto la strada della contaminazione dei linguaggi e della stratificazione di forme e materiali. Nello specifico sono stati mantenuti nelle loro forme originarie il primo e il secondo piano, sono stati invece completamente riprogettati il piano terra e, naturalmente, il piano aggiuntivo di coronamento. Lo Studio ha ritenuto che, al di là delle scelte stilistiche puntuali, la tecnica di costruire sul costruito sia portatrice di valore in sé perché rende tangibile la memoria e costringe le scelte architettoniche a relazionarsi con ciò che già esisteva.

Il complesso originario, organizzato secondo i più tipici canoni tipologici dell’architettura popolare milanese, e composto da due corpi di fabbrica posizionati a L con distribuzione a ballatoio, più un terzo corpo più basso a uso artigianale, aveva il suo fulcro nella corte che questi definiscono. Il progetto ha previsto di alzare la quota della corte stessa alfine di non alterare le proporzioni degli spazi interni, nonostante l’aumento della volumetria ai margini. È stato quindi ripristinato il rapporto tra pieni e vuoti e, contemporaneamente, è stata consentita la realizzazione dei box interrati senza ricorrere a scavi sotto la quota delle fondazioni.

L’altro aspetto rilevante riguarda il sistema distributivo proposto. Questo prevede la realizzazione di un nuovo ballatoio ramificato sui tre corpi di fabbrica, che consente di accedere a tutte le unità abitative a partire da un solo corpo scale e un solo ascensore. La corte interna è dominata sul fronte sud dalla presenza di una meridiana, che, come in alcune antiche case milanesi, nobilita lo spazio esterno come fosse un interno domestico. La sua ombra rimane impressa su una parete interamente rivestita in granigliato di vetro giallo che riflette, splendendo, la luce del sole.

I materiali utilizzati – ottone, marmorino, intonaco martellinato, marmo nero assoluto, granigliato di vetro, legno, rizzada spaccata – appartengono apparentemente a mondi di provenienza inconciliabili, ma, nel loro uso e nel loro incontro, ritrovano un dialogo reciproco e con le preesistenze tale da conferire un’impronta fortemente contemporanea all’intervento.

In via Canonica, un’area un tempo ai margini del centro di Milano e oggi in una posizione centrale, lo Studio deamicisarchitetti si è confrontato con il delicato complesso edilizio Residenze Canonica. Progetto che, fin da subito, ha richiesto un dialogo tra passato e presente, proponendo l’esigenza di costruire sul costruito. La scelta di contaminare vecchio e nuovo si è inserita così all’interno di una convinzione più generale, per la quale si ritiene che riscrivere la storia di un edificio, modificandolo e trasformandolo, sia spesso più interessante della sua cancellazione o sostituzione. Nel caso specifico di via Canonica, l’approccio ha previsto l’integrazione degli interventi nel tessuto urbano, mentre l’impegno è stato quello di rendere tangibile nel progetto il senso del tempo.

Al fine di voler conservare la memoria dell’edificio preesistente come attore della scena urbana, il progetto ha scelto la strada della contaminazione dei linguaggi e della stratificazione di forme e materiali. Nello specifico sono stati mantenuti nelle loro forme originarie il primo e il secondo piano, sono stati invece completamente riprogettati il piano terra e, naturalmente, il piano aggiuntivo di coronamento. Lo Studio ha ritenuto che, al di là delle scelte stilistiche puntuali, la tecnica di costruire sul costruito sia portatrice di valore in sé perché rende tangibile la memoria e costringe le scelte architettoniche a relazionarsi con ciò che già esisteva.

Il complesso originario, organizzato secondo i più tipici canoni tipologici dell’architettura popolare milanese, e composto da due corpi di fabbrica posizionati a L con distribuzione a ballatoio, più un terzo corpo più basso a uso artigianale, aveva il suo fulcro nella corte che questi definiscono. Il progetto ha previsto di alzare la quota della corte stessa alfine di non alterare le proporzioni degli spazi interni, nonostante l’aumento della volumetria ai margini. È stato quindi ripristinato il rapporto tra pieni e vuoti e, contemporaneamente, è stata consentita la realizzazione dei box interrati senza ricorrere a scavi sotto la quota delle fondazioni.

L’altro aspetto rilevante riguarda il sistema distributivo proposto. Questo prevede la realizzazione di un nuovo ballatoio ramificato sui tre corpi di fabbrica, che consente di accedere a tutte le unità abitative a partire da un solo corpo scale e un solo ascensore. La corte interna è dominata sul fronte sud dalla presenza di una meridiana, che, come in alcune antiche case milanesi, nobilita lo spazio esterno come fosse un interno domestico. La sua ombra rimane impressa su una parete interamente rivestita in granigliato di vetro giallo che riflette, splendendo, la luce del sole.

I materiali utilizzati – ottone, marmorino, intonaco martellinato, marmo nero assoluto, granigliato di vetro, legno, rizzada spaccata – appartengono apparentemente a mondi di provenienza inconciliabili, ma, nel loro uso e nel loro incontro, ritrovano un dialogo reciproco e con le preesistenze tale da conferire un’impronta fortemente contemporanea all’intervento.

Progetto vincitore, categoria residential building Premio internazionale - The International Architecture Awards. The Chicago Athenaeum Museum of Architecture and Design, 2021

Progetto menzionato Premio in Architettura, 2020

Progetto vincitore, categoria residential building Premio internazionale - ICONIC AWARDS 2021: Innovative Architecture

Progetto selezionato in short list, categoria housing The Plan Award - Residenze Canonica, 2020

Progetto vincitore, categoria residential architecture Bigsee Architecture Award, 2020

3° premio Premio internazionale - IRAA 2022 – The Architecture Community


In via Canonica, un’area un tempo ai margini del centro di Milano e oggi in una posizione centrale, lo Studio deamicisarchitetti si è confrontato con il delicato complesso edilizio Residenze Canonica. Progetto che, fin da subito, ha richiesto un dialogo tra passato e presente, proponendo l’esigenza di costruire sul costruito. La scelta di contaminare vecchio e nuovo si è inserita così all’interno di una convinzione più generale, per la quale si ritiene che riscrivere la storia di un edificio, modificandolo e trasformandolo, sia spesso più interessante della sua cancellazione o sostituzione. Nel caso specifico di via Canonica, l’approccio ha previsto l’integrazione degli interventi nel tessuto urbano, mentre l’impegno è stato quello di rendere tangibile nel progetto il senso del tempo.

Al fine di voler conservare la memoria dell’edificio preesistente come attore della scena urbana, il progetto ha scelto la strada della contaminazione dei linguaggi e della stratificazione di forme e materiali. Nello specifico sono stati mantenuti nelle loro forme originarie il primo e il secondo piano, sono stati invece completamente riprogettati il piano terra e, naturalmente, il piano aggiuntivo di coronamento. Lo Studio ha ritenuto che, al di là delle scelte stilistiche puntuali, la tecnica di costruire sul costruito sia portatrice di valore in sé perché rende tangibile la memoria e costringe le scelte architettoniche a relazionarsi con ciò che già esisteva.

Il complesso originario, organizzato secondo i più tipici canoni tipologici dell’architettura popolare milanese, e composto da due corpi di fabbrica posizionati a L con distribuzione a ballatoio, più un terzo corpo più basso a uso artigianale, aveva il suo fulcro nella corte che questi definiscono. Il progetto ha previsto di alzare la quota della corte stessa alfine di non alterare le proporzioni degli spazi interni, nonostante l’aumento della volumetria ai margini. È stato quindi ripristinato il rapporto tra pieni e vuoti e, contemporaneamente, è stata consentita la realizzazione dei box interrati senza ricorrere a scavi sotto la quota delle fondazioni.

L’altro aspetto rilevante riguarda il sistema distributivo proposto. Questo prevede la realizzazione di un nuovo ballatoio ramificato sui tre corpi di fabbrica, che consente di accedere a tutte le unità abitative a partire da un solo corpo scale e un solo ascensore. La corte interna è dominata sul fronte sud dalla presenza di una meridiana, che, come in alcune antiche case milanesi, nobilita lo spazio esterno come fosse un interno domestico. La sua ombra rimane impressa su una parete interamente rivestita in granigliato di vetro giallo che riflette, splendendo, la luce del sole.

I materiali utilizzati – ottone, marmorino, intonaco martellinato, marmo nero assoluto, granigliato di vetro, legno, rizzada spaccata – appartengono apparentemente a mondi di provenienza inconciliabili, ma, nel loro uso e nel loro incontro, ritrovano un dialogo reciproco e con le preesistenze tale da conferire un’impronta fortemente contemporanea all’intervento.

In via Canonica, un’area un tempo ai margini del centro di Milano e oggi in una posizione centrale, lo Studio deamicisarchitetti si è confrontato con il delicato complesso edilizio Residenze Canonica. Progetto che, fin da subito, ha richiesto un dialogo tra passato e presente, proponendo l’esigenza di costruire sul costruito. La scelta di contaminare vecchio e nuovo si è inserita così all’interno di una convinzione più generale, per la quale si ritiene che riscrivere la storia di un edificio, modificandolo e trasformandolo, sia spesso più interessante della sua cancellazione o sostituzione. Nel caso specifico di via Canonica, l’approccio ha previsto l’integrazione degli interventi nel tessuto urbano, mentre l’impegno è stato quello di rendere tangibile nel progetto il senso del tempo.

Al fine di voler conservare la memoria dell’edificio preesistente come attore della scena urbana, il progetto ha scelto la strada della contaminazione dei linguaggi e della stratificazione di forme e materiali. Nello specifico sono stati mantenuti nelle loro forme originarie il primo e il secondo piano, sono stati invece completamente riprogettati il piano terra e, naturalmente, il piano aggiuntivo di coronamento. Lo Studio ha ritenuto che, al di là delle scelte stilistiche puntuali, la tecnica di costruire sul costruito sia portatrice di valore in sé perché rende tangibile la memoria e costringe le scelte architettoniche a relazionarsi con ciò che già esisteva.

Il complesso originario, organizzato secondo i più tipici canoni tipologici dell’architettura popolare milanese, e composto da due corpi di fabbrica posizionati a L con distribuzione a ballatoio, più un terzo corpo più basso a uso artigianale, aveva il suo fulcro nella corte che questi definiscono. Il progetto ha previsto di alzare la quota della corte stessa alfine di non alterare le proporzioni degli spazi interni, nonostante l’aumento della volumetria ai margini. È stato quindi ripristinato il rapporto tra pieni e vuoti e, contemporaneamente, è stata consentita la realizzazione dei box interrati senza ricorrere a scavi sotto la quota delle fondazioni.

L’altro aspetto rilevante riguarda il sistema distributivo proposto. Questo prevede la realizzazione di un nuovo ballatoio ramificato sui tre corpi di fabbrica, che consente di accedere a tutte le unità abitative a partire da un solo corpo scale e un solo ascensore. La corte interna è dominata sul fronte sud dalla presenza di una meridiana, che, come in alcune antiche case milanesi, nobilita lo spazio esterno come fosse un interno domestico. La sua ombra rimane impressa su una parete interamente rivestita in granigliato di vetro giallo che riflette, splendendo, la luce del sole.

I materiali utilizzati – ottone, marmorino, intonaco martellinato, marmo nero assoluto, granigliato di vetro, legno, rizzada spaccata – appartengono apparentemente a mondi di provenienza inconciliabili, ma, nel loro uso e nel loro incontro, ritrovano un dialogo reciproco e con le preesistenze tale da conferire un’impronta fortemente contemporanea all’intervento.

In via Canonica, un’area un tempo ai margini del centro di Milano e oggi in una posizione centrale, lo Studio deamicisarchitetti si è confrontato con il delicato complesso edilizio Residenze Canonica. Progetto che, fin da subito, ha richiesto un dialogo tra passato e presente, proponendo l’esigenza di costruire sul costruito. La scelta di contaminare vecchio e nuovo si è inserita così all’interno di una convinzione più generale, per la quale si ritiene che riscrivere la storia di un edificio, modificandolo e trasformandolo, sia spesso più interessante della sua cancellazione o sostituzione. Nel caso specifico di via Canonica, l’approccio ha previsto l’integrazione degli interventi nel tessuto urbano, mentre l’impegno è stato quello di rendere tangibile nel progetto il senso del tempo.

Al fine di voler conservare la memoria dell’edificio preesistente come attore della scena urbana, il progetto ha scelto la strada della contaminazione dei linguaggi e della stratificazione di forme e materiali. Nello specifico sono stati mantenuti nelle loro forme originarie il primo e il secondo piano, sono stati invece completamente riprogettati il piano terra e, naturalmente, il piano aggiuntivo di coronamento. Lo Studio ha ritenuto che, al di là delle scelte stilistiche puntuali, la tecnica di costruire sul costruito sia portatrice di valore in sé perché rende tangibile la memoria e costringe le scelte architettoniche a relazionarsi con ciò che già esisteva.

Il complesso originario, organizzato secondo i più tipici canoni tipologici dell’architettura popolare milanese, e composto da due corpi di fabbrica posizionati a L con distribuzione a ballatoio, più un terzo corpo più basso a uso artigianale, aveva il suo fulcro nella corte che questi definiscono. Il progetto ha previsto di alzare la quota della corte stessa alfine di non alterare le proporzioni degli spazi interni, nonostante l’aumento della volumetria ai margini. È stato quindi ripristinato il rapporto tra pieni e vuoti e, contemporaneamente, è stata consentita la realizzazione dei box interrati senza ricorrere a scavi sotto la quota delle fondazioni.

L’altro aspetto rilevante riguarda il sistema distributivo proposto. Questo prevede la realizzazione di un nuovo ballatoio ramificato sui tre corpi di fabbrica, che consente di accedere a tutte le unità abitative a partire da un solo corpo scale e un solo ascensore. La corte interna è dominata sul fronte sud dalla presenza di una meridiana, che, come in alcune antiche case milanesi, nobilita lo spazio esterno come fosse un interno domestico. La sua ombra rimane impressa su una parete interamente rivestita in granigliato di vetro giallo che riflette, splendendo, la luce del sole.

I materiali utilizzati – ottone, marmorino, intonaco martellinato, marmo nero assoluto, granigliato di vetro, legno, rizzada spaccata – appartengono apparentemente a mondi di provenienza inconciliabili, ma, nel loro uso e nel loro incontro, ritrovano un dialogo reciproco e con le preesistenze tale da conferire un’impronta fortemente contemporanea all’intervento.

In via Canonica, un’area un tempo ai margini del centro di Milano e oggi in una posizione centrale, lo Studio deamicisarchitetti si è confrontato con il delicato complesso edilizio Residenze Canonica. Progetto che, fin da subito, ha richiesto un dialogo tra passato e presente, proponendo l’esigenza di costruire sul costruito. La scelta di contaminare vecchio e nuovo si è inserita così all’interno di una convinzione più generale, per la quale si ritiene che riscrivere la storia di un edificio, modificandolo e trasformandolo, sia spesso più interessante della sua cancellazione o sostituzione. Nel caso specifico di via Canonica, l’approccio ha previsto l’integrazione degli interventi nel tessuto urbano, mentre l’impegno è stato quello di rendere tangibile nel progetto il senso del tempo.

Al fine di voler conservare la memoria dell’edificio preesistente come attore della scena urbana, il progetto ha scelto la strada della contaminazione dei linguaggi e della stratificazione di forme e materiali. Nello specifico sono stati mantenuti nelle loro forme originarie il primo e il secondo piano, sono stati invece completamente riprogettati il piano terra e, naturalmente, il piano aggiuntivo di coronamento. Lo Studio ha ritenuto che, al di là delle scelte stilistiche puntuali, la tecnica di costruire sul costruito sia portatrice di valore in sé perché rende tangibile la memoria e costringe le scelte architettoniche a relazionarsi con ciò che già esisteva.

Il complesso originario, organizzato secondo i più tipici canoni tipologici dell’architettura popolare milanese, e composto da due corpi di fabbrica posizionati a L con distribuzione a ballatoio, più un terzo corpo più basso a uso artigianale, aveva il suo fulcro nella corte che questi definiscono. Il progetto ha previsto di alzare la quota della corte stessa alfine di non alterare le proporzioni degli spazi interni, nonostante l’aumento della volumetria ai margini. È stato quindi ripristinato il rapporto tra pieni e vuoti e, contemporaneamente, è stata consentita la realizzazione dei box interrati senza ricorrere a scavi sotto la quota delle fondazioni.

L’altro aspetto rilevante riguarda il sistema distributivo proposto. Questo prevede la realizzazione di un nuovo ballatoio ramificato sui tre corpi di fabbrica, che consente di accedere a tutte le unità abitative a partire da un solo corpo scale e un solo ascensore. La corte interna è dominata sul fronte sud dalla presenza di una meridiana, che, come in alcune antiche case milanesi, nobilita lo spazio esterno come fosse un interno domestico. La sua ombra rimane impressa su una parete interamente rivestita in granigliato di vetro giallo che riflette, splendendo, la luce del sole.

I materiali utilizzati – ottone, marmorino, intonaco martellinato, marmo nero assoluto, granigliato di vetro, legno, rizzada spaccata – appartengono apparentemente a mondi di provenienza inconciliabili, ma, nel loro uso e nel loro incontro, ritrovano un dialogo reciproco e con le preesistenze tale da conferire un’impronta fortemente contemporanea all’intervento.

Progetto vincitore, categoria residential building Premio internazionale - The International Architecture Awards. The Chicago Athenaeum Museum of Architecture and Design, 2021

Progetto menzionato Premio in Architettura, 2020

Progetto vincitore, categoria residential building Premio internazionale - ICONIC AWARDS 2021: Innovative Architecture

Progetto selezionato in short list, categoria housing The Plan Award - Residenze Canonica, 2020

Progetto vincitore, categoria residential architecture Bigsee Architecture Award, 2020

3° premio Premio internazionale - IRAA 2022 – The Architecture Community


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Milano

Committente

privato

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2014 - 2019

Superficie costruita

1.600 mq

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Progettista deamicisarchitetti

Main contractor Bailo Costruzioni Srl

Consulenti strutture SPS Srl

Crediti fotografici Alberto Strada

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