L’edificio in via Vespri Siciliani 9 a Milano è la nuova sede di Value Team, società di servizi e produzione di software del gruppo Value Partners. Progettato da Giacomo De Amicis di deamicisarchitetti e Ivana Porfiri di porfiristudio, il progetto è composto da tre corpi di fabbrica di natura stereometrica separati tra loro fisicamente ma funzionalmente interconnessi tramite passerelle e volumi di raccordo.
Sotto il profilo urbanistico l’intervento non modifica radicalmente le volumetrie preesistenti, ma, tramite la ridefinizione dei perimetri e dei calibri dei singoli corpi, ne rivede i rapporti tra le parti e consente di ricavare negli interstizi significative porzioni di aree verdi.
L’edificio e la città
Il rapporto con la città è ricercato e riaffermato, con modalità ogni volta diverse, sia nei confronti dello spazio urbano che all’interno del tessuto edilizio.
Scegliere di costruire sul fronte strada rispettando gli allineamenti con gli edifici adiacenti, stabilendo quindi un rapporto diretto, fisico e non mediato con lo spazio pubblico, si configura all’interno della città contemporanea come una precisa volontà di riannodare i legami tra la città e le sue parti, tra lo spazio ad uso collettivo e quello ad uso privato.
Il linguaggio rigoroso e astratto della facciata, caratterizzato da una significativa presenza urbana del basamento in inox e da una rivisitazione contemporanea della finestra con cornice, si configura quindi come un tentativo di ricomporre un ambiente urbano molto variegato sotto il profilo stilistico, oltre a costituire un forte elemento di riconoscibilità.
L’atrio di ingresso interrompe il basamento nella sua parte centrale, e si proietta all’interno connettendo l’edificio su strada con i retrostanti due corpi di fabbrica. Questo varco e percorso, scandito da un giardino orizzontale e da uno verticale (muro verde alto 20 metri) anticipa e rende percepibile anche dal marciapiede il carattere architettonico e ambientale degli spazi più interni, contraddistinto da fronti più aperti realizzati in acciaio, legno e vetro e da una rilevante presenza del verde.
I corpi più bassi, tramite la ripetizione di facciate di uguale disegno e fattura, dialogano e interagiscono tra loro, corrispondendosi anche sotto l’aspetto funzionale. I loro tetti, e gli spazi tra essi compresi, trattati come giardini tematici, si configurano nel loro insieme come un nuovo grande spazio verde capace di costituirsi come riconoscibile fulcro dell’intero isolato. Tale soluzione architettonica, in un’area soffocata dall’eccessiva densità edilizia, è inoltre funzionale a qualificare gli affacci della nuova costruzione verso gli spazi esterni.
Così come nel passato, secondo quanto riportato da testimonianze di vecchi residenti, la qui preesistente fabbrica di macchine da cucire “Virginio Rimoldi & C.” aveva saputo essere parte integrante della vita del quartiere. Per questo, oggi è stato ritenuto importante trovare un nuovo tipo di relazione tra produzione e città, definito non solo dalle dinamiche sociali dell’indotto, ma anche dalla configurazione fisica del suo manufatto.
L’edificio in via Vespri Siciliani 9 a Milano è la nuova sede di Value Team, società di servizi e produzione di software del gruppo Value Partners. Progettato da Giacomo De Amicis di deamicisarchitetti e Ivana Porfiri di porfiristudio, il progetto è composto da tre corpi di fabbrica di natura stereometrica separati tra loro fisicamente ma funzionalmente interconnessi tramite passerelle e volumi di raccordo.
Sotto il profilo urbanistico l’intervento non modifica radicalmente le volumetrie preesistenti, ma, tramite la ridefinizione dei perimetri e dei calibri dei singoli corpi, ne rivede i rapporti tra le parti e consente di ricavare negli interstizi significative porzioni di aree verdi.
L’edificio e la città
Il rapporto con la città è ricercato e riaffermato, con modalità ogni volta diverse, sia nei confronti dello spazio urbano che all’interno del tessuto edilizio.
Scegliere di costruire sul fronte strada rispettando gli allineamenti con gli edifici adiacenti, stabilendo quindi un rapporto diretto, fisico e non mediato con lo spazio pubblico, si configura all’interno della città contemporanea come una precisa volontà di riannodare i legami tra la città e le sue parti, tra lo spazio ad uso collettivo e quello ad uso privato.
Il linguaggio rigoroso e astratto della facciata, caratterizzato da una significativa presenza urbana del basamento in inox e da una rivisitazione contemporanea della finestra con cornice, si configura quindi come un tentativo di ricomporre un ambiente urbano molto variegato sotto il profilo stilistico, oltre a costituire un forte elemento di riconoscibilità.
L’atrio di ingresso interrompe il basamento nella sua parte centrale, e si proietta all’interno connettendo l’edificio su strada con i retrostanti due corpi di fabbrica. Questo varco e percorso, scandito da un giardino orizzontale e da uno verticale (muro verde alto 20 metri) anticipa e rende percepibile anche dal marciapiede il carattere architettonico e ambientale degli spazi più interni, contraddistinto da fronti più aperti realizzati in acciaio, legno e vetro e da una rilevante presenza del verde.
I corpi più bassi, tramite la ripetizione di facciate di uguale disegno e fattura, dialogano e interagiscono tra loro, corrispondendosi anche sotto l’aspetto funzionale. I loro tetti, e gli spazi tra essi compresi, trattati come giardini tematici, si configurano nel loro insieme come un nuovo grande spazio verde capace di costituirsi come riconoscibile fulcro dell’intero isolato. Tale soluzione architettonica, in un’area soffocata dall’eccessiva densità edilizia, è inoltre funzionale a qualificare gli affacci della nuova costruzione verso gli spazi esterni.
Così come nel passato, secondo quanto riportato da testimonianze di vecchi residenti, la qui preesistente fabbrica di macchine da cucire “Virginio Rimoldi & C.” aveva saputo essere parte integrante della vita del quartiere. Per questo, oggi è stato ritenuto importante trovare un nuovo tipo di relazione tra produzione e città, definito non solo dalle dinamiche sociali dell’indotto, ma anche dalla configurazione fisica del suo manufatto.
L’edificio in via Vespri Siciliani 9 a Milano è la nuova sede di Value Team, società di servizi e produzione di software del gruppo Value Partners. Progettato da Giacomo De Amicis di deamicisarchitetti e Ivana Porfiri di porfiristudio, il progetto è composto da tre corpi di fabbrica di natura stereometrica separati tra loro fisicamente ma funzionalmente interconnessi tramite passerelle e volumi di raccordo.
Sotto il profilo urbanistico l’intervento non modifica radicalmente le volumetrie preesistenti, ma, tramite la ridefinizione dei perimetri e dei calibri dei singoli corpi, ne rivede i rapporti tra le parti e consente di ricavare negli interstizi significative porzioni di aree verdi.
L’edificio e la città
Il rapporto con la città è ricercato e riaffermato, con modalità ogni volta diverse, sia nei confronti dello spazio urbano che all’interno del tessuto edilizio.
Scegliere di costruire sul fronte strada rispettando gli allineamenti con gli edifici adiacenti, stabilendo quindi un rapporto diretto, fisico e non mediato con lo spazio pubblico, si configura all’interno della città contemporanea come una precisa volontà di riannodare i legami tra la città e le sue parti, tra lo spazio ad uso collettivo e quello ad uso privato.
Il linguaggio rigoroso e astratto della facciata, caratterizzato da una significativa presenza urbana del basamento in inox e da una rivisitazione contemporanea della finestra con cornice, si configura quindi come un tentativo di ricomporre un ambiente urbano molto variegato sotto il profilo stilistico, oltre a costituire un forte elemento di riconoscibilità.
L’atrio di ingresso interrompe il basamento nella sua parte centrale, e si proietta all’interno connettendo l’edificio su strada con i retrostanti due corpi di fabbrica. Questo varco e percorso, scandito da un giardino orizzontale e da uno verticale (muro verde alto 20 metri) anticipa e rende percepibile anche dal marciapiede il carattere architettonico e ambientale degli spazi più interni, contraddistinto da fronti più aperti realizzati in acciaio, legno e vetro e da una rilevante presenza del verde.
I corpi più bassi, tramite la ripetizione di facciate di uguale disegno e fattura, dialogano e interagiscono tra loro, corrispondendosi anche sotto l’aspetto funzionale. I loro tetti, e gli spazi tra essi compresi, trattati come giardini tematici, si configurano nel loro insieme come un nuovo grande spazio verde capace di costituirsi come riconoscibile fulcro dell’intero isolato. Tale soluzione architettonica, in un’area soffocata dall’eccessiva densità edilizia, è inoltre funzionale a qualificare gli affacci della nuova costruzione verso gli spazi esterni.
Così come nel passato, secondo quanto riportato da testimonianze di vecchi residenti, la qui preesistente fabbrica di macchine da cucire “Virginio Rimoldi & C.” aveva saputo essere parte integrante della vita del quartiere. Per questo, oggi è stato ritenuto importante trovare un nuovo tipo di relazione tra produzione e città, definito non solo dalle dinamiche sociali dell’indotto, ma anche dalla configurazione fisica del suo manufatto.
L’edificio in via Vespri Siciliani 9 a Milano è la nuova sede di Value Team, società di servizi e produzione di software del gruppo Value Partners. Progettato da Giacomo De Amicis di deamicisarchitetti e Ivana Porfiri di porfiristudio, il progetto è composto da tre corpi di fabbrica di natura stereometrica separati tra loro fisicamente ma funzionalmente interconnessi tramite passerelle e volumi di raccordo.
Sotto il profilo urbanistico l’intervento non modifica radicalmente le volumetrie preesistenti, ma, tramite la ridefinizione dei perimetri e dei calibri dei singoli corpi, ne rivede i rapporti tra le parti e consente di ricavare negli interstizi significative porzioni di aree verdi.
L’edificio e la città
Il rapporto con la città è ricercato e riaffermato, con modalità ogni volta diverse, sia nei confronti dello spazio urbano che all’interno del tessuto edilizio.
Scegliere di costruire sul fronte strada rispettando gli allineamenti con gli edifici adiacenti, stabilendo quindi un rapporto diretto, fisico e non mediato con lo spazio pubblico, si configura all’interno della città contemporanea come una precisa volontà di riannodare i legami tra la città e le sue parti, tra lo spazio ad uso collettivo e quello ad uso privato.
Il linguaggio rigoroso e astratto della facciata, caratterizzato da una significativa presenza urbana del basamento in inox e da una rivisitazione contemporanea della finestra con cornice, si configura quindi come un tentativo di ricomporre un ambiente urbano molto variegato sotto il profilo stilistico, oltre a costituire un forte elemento di riconoscibilità.
L’atrio di ingresso interrompe il basamento nella sua parte centrale, e si proietta all’interno connettendo l’edificio su strada con i retrostanti due corpi di fabbrica. Questo varco e percorso, scandito da un giardino orizzontale e da uno verticale (muro verde alto 20 metri) anticipa e rende percepibile anche dal marciapiede il carattere architettonico e ambientale degli spazi più interni, contraddistinto da fronti più aperti realizzati in acciaio, legno e vetro e da una rilevante presenza del verde.
I corpi più bassi, tramite la ripetizione di facciate di uguale disegno e fattura, dialogano e interagiscono tra loro, corrispondendosi anche sotto l’aspetto funzionale. I loro tetti, e gli spazi tra essi compresi, trattati come giardini tematici, si configurano nel loro insieme come un nuovo grande spazio verde capace di costituirsi come riconoscibile fulcro dell’intero isolato. Tale soluzione architettonica, in un’area soffocata dall’eccessiva densità edilizia, è inoltre funzionale a qualificare gli affacci della nuova costruzione verso gli spazi esterni.
Così come nel passato, secondo quanto riportato da testimonianze di vecchi residenti, la qui preesistente fabbrica di macchine da cucire “Virginio Rimoldi & C.” aveva saputo essere parte integrante della vita del quartiere. Per questo, oggi è stato ritenuto importante trovare un nuovo tipo di relazione tra produzione e città, definito non solo dalle dinamiche sociali dell’indotto, ma anche dalla configurazione fisica del suo manufatto.
L’edificio in via Vespri Siciliani 9 a Milano è la nuova sede di Value Team, società di servizi e produzione di software del gruppo Value Partners. Progettato da Giacomo De Amicis di deamicisarchitetti e Ivana Porfiri di porfiristudio, il progetto è composto da tre corpi di fabbrica di natura stereometrica separati tra loro fisicamente ma funzionalmente interconnessi tramite passerelle e volumi di raccordo.
Sotto il profilo urbanistico l’intervento non modifica radicalmente le volumetrie preesistenti, ma, tramite la ridefinizione dei perimetri e dei calibri dei singoli corpi, ne rivede i rapporti tra le parti e consente di ricavare negli interstizi significative porzioni di aree verdi.
L’edificio e la città
Il rapporto con la città è ricercato e riaffermato, con modalità ogni volta diverse, sia nei confronti dello spazio urbano che all’interno del tessuto edilizio.
Scegliere di costruire sul fronte strada rispettando gli allineamenti con gli edifici adiacenti, stabilendo quindi un rapporto diretto, fisico e non mediato con lo spazio pubblico, si configura all’interno della città contemporanea come una precisa volontà di riannodare i legami tra la città e le sue parti, tra lo spazio ad uso collettivo e quello ad uso privato.
Il linguaggio rigoroso e astratto della facciata, caratterizzato da una significativa presenza urbana del basamento in inox e da una rivisitazione contemporanea della finestra con cornice, si configura quindi come un tentativo di ricomporre un ambiente urbano molto variegato sotto il profilo stilistico, oltre a costituire un forte elemento di riconoscibilità.
L’atrio di ingresso interrompe il basamento nella sua parte centrale, e si proietta all’interno connettendo l’edificio su strada con i retrostanti due corpi di fabbrica. Questo varco e percorso, scandito da un giardino orizzontale e da uno verticale (muro verde alto 20 metri) anticipa e rende percepibile anche dal marciapiede il carattere architettonico e ambientale degli spazi più interni, contraddistinto da fronti più aperti realizzati in acciaio, legno e vetro e da una rilevante presenza del verde.
I corpi più bassi, tramite la ripetizione di facciate di uguale disegno e fattura, dialogano e interagiscono tra loro, corrispondendosi anche sotto l’aspetto funzionale. I loro tetti, e gli spazi tra essi compresi, trattati come giardini tematici, si configurano nel loro insieme come un nuovo grande spazio verde capace di costituirsi come riconoscibile fulcro dell’intero isolato. Tale soluzione architettonica, in un’area soffocata dall’eccessiva densità edilizia, è inoltre funzionale a qualificare gli affacci della nuova costruzione verso gli spazi esterni.
Così come nel passato, secondo quanto riportato da testimonianze di vecchi residenti, la qui preesistente fabbrica di macchine da cucire “Virginio Rimoldi & C.” aveva saputo essere parte integrante della vita del quartiere. Per questo, oggi è stato ritenuto importante trovare un nuovo tipo di relazione tra produzione e città, definito non solo dalle dinamiche sociali dell’indotto, ma anche dalla configurazione fisica del suo manufatto.
Premio Arches, 2008
1° premio
Sustainab.Italy - Contemporary ecologies. Energies for Italian Architecture London Festival of Architecture, 2008
Studio selezionato
L’edificio in via Vespri Siciliani 9 a Milano è la nuova sede di Value Team, società di servizi e produzione di software del gruppo Value Partners. Progettato da Giacomo De Amicis di deamicisarchitetti e Ivana Porfiri di porfiristudio, il progetto è composto da tre corpi di fabbrica di natura stereometrica separati tra loro fisicamente ma funzionalmente interconnessi tramite passerelle e volumi di raccordo.
Sotto il profilo urbanistico l’intervento non modifica radicalmente le volumetrie preesistenti, ma, tramite la ridefinizione dei perimetri e dei calibri dei singoli corpi, ne rivede i rapporti tra le parti e consente di ricavare negli interstizi significative porzioni di aree verdi.
L’edificio e la città
Il rapporto con la città è ricercato e riaffermato, con modalità ogni volta diverse, sia nei confronti dello spazio urbano che all’interno del tessuto edilizio.
Scegliere di costruire sul fronte strada rispettando gli allineamenti con gli edifici adiacenti, stabilendo quindi un rapporto diretto, fisico e non mediato con lo spazio pubblico, si configura all’interno della città contemporanea come una precisa volontà di riannodare i legami tra la città e le sue parti, tra lo spazio ad uso collettivo e quello ad uso privato.
Il linguaggio rigoroso e astratto della facciata, caratterizzato da una significativa presenza urbana del basamento in inox e da una rivisitazione contemporanea della finestra con cornice, si configura quindi come un tentativo di ricomporre un ambiente urbano molto variegato sotto il profilo stilistico, oltre a costituire un forte elemento di riconoscibilità.
L’atrio di ingresso interrompe il basamento nella sua parte centrale, e si proietta all’interno connettendo l’edificio su strada con i retrostanti due corpi di fabbrica. Questo varco e percorso, scandito da un giardino orizzontale e da uno verticale (muro verde alto 20 metri) anticipa e rende percepibile anche dal marciapiede il carattere architettonico e ambientale degli spazi più interni, contraddistinto da fronti più aperti realizzati in acciaio, legno e vetro e da una rilevante presenza del verde.
I corpi più bassi, tramite la ripetizione di facciate di uguale disegno e fattura, dialogano e interagiscono tra loro, corrispondendosi anche sotto l’aspetto funzionale. I loro tetti, e gli spazi tra essi compresi, trattati come giardini tematici, si configurano nel loro insieme come un nuovo grande spazio verde capace di costituirsi come riconoscibile fulcro dell’intero isolato. Tale soluzione architettonica, in un’area soffocata dall’eccessiva densità edilizia, è inoltre funzionale a qualificare gli affacci della nuova costruzione verso gli spazi esterni.
Così come nel passato, secondo quanto riportato da testimonianze di vecchi residenti, la qui preesistente fabbrica di macchine da cucire “Virginio Rimoldi & C.” aveva saputo essere parte integrante della vita del quartiere. Per questo, oggi è stato ritenuto importante trovare un nuovo tipo di relazione tra produzione e città, definito non solo dalle dinamiche sociali dell’indotto, ma anche dalla configurazione fisica del suo manufatto.
L’edificio in via Vespri Siciliani 9 a Milano è la nuova sede di Value Team, società di servizi e produzione di software del gruppo Value Partners. Progettato da Giacomo De Amicis di deamicisarchitetti e Ivana Porfiri di porfiristudio, il progetto è composto da tre corpi di fabbrica di natura stereometrica separati tra loro fisicamente ma funzionalmente interconnessi tramite passerelle e volumi di raccordo.
Sotto il profilo urbanistico l’intervento non modifica radicalmente le volumetrie preesistenti, ma, tramite la ridefinizione dei perimetri e dei calibri dei singoli corpi, ne rivede i rapporti tra le parti e consente di ricavare negli interstizi significative porzioni di aree verdi.
L’edificio e la città
Il rapporto con la città è ricercato e riaffermato, con modalità ogni volta diverse, sia nei confronti dello spazio urbano che all’interno del tessuto edilizio.
Scegliere di costruire sul fronte strada rispettando gli allineamenti con gli edifici adiacenti, stabilendo quindi un rapporto diretto, fisico e non mediato con lo spazio pubblico, si configura all’interno della città contemporanea come una precisa volontà di riannodare i legami tra la città e le sue parti, tra lo spazio ad uso collettivo e quello ad uso privato.
Il linguaggio rigoroso e astratto della facciata, caratterizzato da una significativa presenza urbana del basamento in inox e da una rivisitazione contemporanea della finestra con cornice, si configura quindi come un tentativo di ricomporre un ambiente urbano molto variegato sotto il profilo stilistico, oltre a costituire un forte elemento di riconoscibilità.
L’atrio di ingresso interrompe il basamento nella sua parte centrale, e si proietta all’interno connettendo l’edificio su strada con i retrostanti due corpi di fabbrica. Questo varco e percorso, scandito da un giardino orizzontale e da uno verticale (muro verde alto 20 metri) anticipa e rende percepibile anche dal marciapiede il carattere architettonico e ambientale degli spazi più interni, contraddistinto da fronti più aperti realizzati in acciaio, legno e vetro e da una rilevante presenza del verde.
I corpi più bassi, tramite la ripetizione di facciate di uguale disegno e fattura, dialogano e interagiscono tra loro, corrispondendosi anche sotto l’aspetto funzionale. I loro tetti, e gli spazi tra essi compresi, trattati come giardini tematici, si configurano nel loro insieme come un nuovo grande spazio verde capace di costituirsi come riconoscibile fulcro dell’intero isolato. Tale soluzione architettonica, in un’area soffocata dall’eccessiva densità edilizia, è inoltre funzionale a qualificare gli affacci della nuova costruzione verso gli spazi esterni.
Così come nel passato, secondo quanto riportato da testimonianze di vecchi residenti, la qui preesistente fabbrica di macchine da cucire “Virginio Rimoldi & C.” aveva saputo essere parte integrante della vita del quartiere. Per questo, oggi è stato ritenuto importante trovare un nuovo tipo di relazione tra produzione e città, definito non solo dalle dinamiche sociali dell’indotto, ma anche dalla configurazione fisica del suo manufatto.
L’edificio in via Vespri Siciliani 9 a Milano è la nuova sede di Value Team, società di servizi e produzione di software del gruppo Value Partners. Progettato da Giacomo De Amicis di deamicisarchitetti e Ivana Porfiri di porfiristudio, il progetto è composto da tre corpi di fabbrica di natura stereometrica separati tra loro fisicamente ma funzionalmente interconnessi tramite passerelle e volumi di raccordo.
Sotto il profilo urbanistico l’intervento non modifica radicalmente le volumetrie preesistenti, ma, tramite la ridefinizione dei perimetri e dei calibri dei singoli corpi, ne rivede i rapporti tra le parti e consente di ricavare negli interstizi significative porzioni di aree verdi.
L’edificio e la città
Il rapporto con la città è ricercato e riaffermato, con modalità ogni volta diverse, sia nei confronti dello spazio urbano che all’interno del tessuto edilizio.
Scegliere di costruire sul fronte strada rispettando gli allineamenti con gli edifici adiacenti, stabilendo quindi un rapporto diretto, fisico e non mediato con lo spazio pubblico, si configura all’interno della città contemporanea come una precisa volontà di riannodare i legami tra la città e le sue parti, tra lo spazio ad uso collettivo e quello ad uso privato.
Il linguaggio rigoroso e astratto della facciata, caratterizzato da una significativa presenza urbana del basamento in inox e da una rivisitazione contemporanea della finestra con cornice, si configura quindi come un tentativo di ricomporre un ambiente urbano molto variegato sotto il profilo stilistico, oltre a costituire un forte elemento di riconoscibilità.
L’atrio di ingresso interrompe il basamento nella sua parte centrale, e si proietta all’interno connettendo l’edificio su strada con i retrostanti due corpi di fabbrica. Questo varco e percorso, scandito da un giardino orizzontale e da uno verticale (muro verde alto 20 metri) anticipa e rende percepibile anche dal marciapiede il carattere architettonico e ambientale degli spazi più interni, contraddistinto da fronti più aperti realizzati in acciaio, legno e vetro e da una rilevante presenza del verde.
I corpi più bassi, tramite la ripetizione di facciate di uguale disegno e fattura, dialogano e interagiscono tra loro, corrispondendosi anche sotto l’aspetto funzionale. I loro tetti, e gli spazi tra essi compresi, trattati come giardini tematici, si configurano nel loro insieme come un nuovo grande spazio verde capace di costituirsi come riconoscibile fulcro dell’intero isolato. Tale soluzione architettonica, in un’area soffocata dall’eccessiva densità edilizia, è inoltre funzionale a qualificare gli affacci della nuova costruzione verso gli spazi esterni.
Così come nel passato, secondo quanto riportato da testimonianze di vecchi residenti, la qui preesistente fabbrica di macchine da cucire “Virginio Rimoldi & C.” aveva saputo essere parte integrante della vita del quartiere. Per questo, oggi è stato ritenuto importante trovare un nuovo tipo di relazione tra produzione e città, definito non solo dalle dinamiche sociali dell’indotto, ma anche dalla configurazione fisica del suo manufatto.
L’edificio in via Vespri Siciliani 9 a Milano è la nuova sede di Value Team, società di servizi e produzione di software del gruppo Value Partners. Progettato da Giacomo De Amicis di deamicisarchitetti e Ivana Porfiri di porfiristudio, il progetto è composto da tre corpi di fabbrica di natura stereometrica separati tra loro fisicamente ma funzionalmente interconnessi tramite passerelle e volumi di raccordo.
Sotto il profilo urbanistico l’intervento non modifica radicalmente le volumetrie preesistenti, ma, tramite la ridefinizione dei perimetri e dei calibri dei singoli corpi, ne rivede i rapporti tra le parti e consente di ricavare negli interstizi significative porzioni di aree verdi.
L’edificio e la città
Il rapporto con la città è ricercato e riaffermato, con modalità ogni volta diverse, sia nei confronti dello spazio urbano che all’interno del tessuto edilizio.
Scegliere di costruire sul fronte strada rispettando gli allineamenti con gli edifici adiacenti, stabilendo quindi un rapporto diretto, fisico e non mediato con lo spazio pubblico, si configura all’interno della città contemporanea come una precisa volontà di riannodare i legami tra la città e le sue parti, tra lo spazio ad uso collettivo e quello ad uso privato.
Il linguaggio rigoroso e astratto della facciata, caratterizzato da una significativa presenza urbana del basamento in inox e da una rivisitazione contemporanea della finestra con cornice, si configura quindi come un tentativo di ricomporre un ambiente urbano molto variegato sotto il profilo stilistico, oltre a costituire un forte elemento di riconoscibilità.
L’atrio di ingresso interrompe il basamento nella sua parte centrale, e si proietta all’interno connettendo l’edificio su strada con i retrostanti due corpi di fabbrica. Questo varco e percorso, scandito da un giardino orizzontale e da uno verticale (muro verde alto 20 metri) anticipa e rende percepibile anche dal marciapiede il carattere architettonico e ambientale degli spazi più interni, contraddistinto da fronti più aperti realizzati in acciaio, legno e vetro e da una rilevante presenza del verde.
I corpi più bassi, tramite la ripetizione di facciate di uguale disegno e fattura, dialogano e interagiscono tra loro, corrispondendosi anche sotto l’aspetto funzionale. I loro tetti, e gli spazi tra essi compresi, trattati come giardini tematici, si configurano nel loro insieme come un nuovo grande spazio verde capace di costituirsi come riconoscibile fulcro dell’intero isolato. Tale soluzione architettonica, in un’area soffocata dall’eccessiva densità edilizia, è inoltre funzionale a qualificare gli affacci della nuova costruzione verso gli spazi esterni.
Così come nel passato, secondo quanto riportato da testimonianze di vecchi residenti, la qui preesistente fabbrica di macchine da cucire “Virginio Rimoldi & C.” aveva saputo essere parte integrante della vita del quartiere. Per questo, oggi è stato ritenuto importante trovare un nuovo tipo di relazione tra produzione e città, definito non solo dalle dinamiche sociali dell’indotto, ma anche dalla configurazione fisica del suo manufatto.
Premio Arches, 2008
1° premio
Sustainab.Italy - Contemporary ecologies. Energies for Italian Architecture London Festival of Architecture, 2008
Studio selezionato
Il luogo del lavoro
Il tema progettuale dell’edificio per uffici è stato affrontato, in linea con i più evoluti studi di sociologia del lavoro, cercando di perseguire uno standard qualitativo, definito, non nella sommatoria di singoli dati numerici e prestazionali, ma dall’insieme di tutti i caratteri ambientali che concorrono al benessere psicofisico degli utenti, ivi compresi quindi anche la geometria e le proporzioni degli spazi interni, la tipologia della luce naturale e artificiale e le modalità del rapporto tra interno ed esterno, oltre naturalmente alle caratteristiche degli impianti tecnologici.
Ad una concezione di edificio-macchina, spesso anche figurativamente rappresentato come tale, si è cercato di contrapporne una altrettanto efficiente, ma con caratteri più domestici, in cui l’uomo e le sue esigenze, e non solo la sua produzione, siano al centro del progetto.
Il verde e la luce naturale
La loro presenza, come elemento strutturante dell’edificio, corrisponde alla volontà di fare del verde e della luce naturale, (in altre parole del rapporto con la natura), gli elementi di continuità tra parti interne ed esterne dell’edificio, forzando i confini dell’involucro a beneficio di una percezione degli spazi più profonda della loro reale entità fisica.
Giardino d’inverno, muro verde, tetti verdi, patii e serre, posti sempre in posizione tale da essere avvertiti come fianchi o fuochi dei principali percorsi interni, costituiscono insieme la punteggiatura e il filo rosso della composizione planimetrica.
La percezione della luce naturale è ricercata e perseguita da tutte le angolazioni possibili, così da rendere luminosi e vivi gli ambienti interni.
la tipologia degli spazi
Per corrispondere alle nuove necessità produttive, in luogo di una teorica flessibilità assoluta (piano libero indifferenziato), gli spazi interni, come corpi porosi, sono articolati in varie tipologie di sotto spazi, diversi e alternativi per misura e posizione.
Cellule a ufficio, piccoli open space, grande open space monoplanare, e infine grande open space a doppia altezza, divisi da muri attrezzati che contengono elementi strutturali, impiantistici e armadiature fisse, e posizionati in coerenza con la struttura e i caratteri peculiari dell’edificio, oltre a offrire diverse modalità di organizzazione del lavoro, generano ambienti di lavoro sempre diversi e con specifiche identità.
Sostenibilità ambientale
Analogamente ai concetti sopra evidenziati, anche le scelte impiantistiche sono state guidate dal medesimo approccio.
L’edificio è stato pensato secondo criteri di sostenibilità ambientale e finalizzato ad abbattere i consumi energetici e a ridurre l’inquinamento. Affinché ciò fosse perseguibile, uno studio del suo comportamento fisico e delle potenziali necessità energetiche si è reso necessario all’inizio del processo progettuale, così da poter definire già in partenza gli accorgimenti tecnici volti al miglioramento del comportamento passivo dell’involucro.
È stato adottato quindi un sistema di riscaldamento e raffrescamento a soffitti radianti che si avvale dell’utilizzo di acqua fredda pescata dalla falda (poi immessa nel vicino fiume Olona a fine ciclo), abbinata a pompa di calore e scambiatori di calore senza perciò utilizzo di combustibili fossili (non c’è la caldaia) e senza immissione di gas inquinanti in atmosfera.
I vantaggi consistono nell’utilizzo di basse potenze e conseguenti bassi costi di approvvigionamento energetico, nell’assenza di moti convettivi d’aria e di rumori elevando così il livello di comfort ambientale.
Gli apparati elettrici ed elettronici, di tipo bms (building management system), sono in linea con i più elevati standard disponibili sul mercato, e anch’essi, ottimizzando l’utilizzo delle funzioni governate (temperatura, umidità, tende esterne, illuminazione antincendio e antiintrusione), contribuiscono enormemente al contenimento dei consumi energetici.
Il luogo del lavoro
Il tema progettuale dell’edificio per uffici è stato affrontato, in linea con i più evoluti studi di sociologia del lavoro, cercando di perseguire uno standard qualitativo, definito, non nella sommatoria di singoli dati numerici e prestazionali, ma dall’insieme di tutti i caratteri ambientali che concorrono al benessere psicofisico degli utenti, ivi compresi quindi anche la geometria e le proporzioni degli spazi interni, la tipologia della luce naturale e artificiale e le modalità del rapporto tra interno ed esterno, oltre naturalmente alle caratteristiche degli impianti tecnologici.
Ad una concezione di edificio-macchina, spesso anche figurativamente rappresentato come tale, si è cercato di contrapporne una altrettanto efficiente, ma con caratteri più domestici, in cui l’uomo e le sue esigenze, e non solo la sua produzione, siano al centro del progetto.
Il verde e la luce naturale
La loro presenza, come elemento strutturante dell’edificio, corrisponde alla volontà di fare del verde e della luce naturale, (in altre parole del rapporto con la natura), gli elementi di continuità tra parti interne ed esterne dell’edificio, forzando i confini dell’involucro a beneficio di una percezione degli spazi più profonda della loro reale entità fisica.
Giardino d’inverno, muro verde, tetti verdi, patii e serre, posti sempre in posizione tale da essere avvertiti come fianchi o fuochi dei principali percorsi interni, costituiscono insieme la punteggiatura e il filo rosso della composizione planimetrica.
La percezione della luce naturale è ricercata e perseguita da tutte le angolazioni possibili, così da rendere luminosi e vivi gli ambienti interni.
la tipologia degli spazi
Per corrispondere alle nuove necessità produttive, in luogo di una teorica flessibilità assoluta (piano libero indifferenziato), gli spazi interni, come corpi porosi, sono articolati in varie tipologie di sotto spazi, diversi e alternativi per misura e posizione.
Cellule a ufficio, piccoli open space, grande open space monoplanare, e infine grande open space a doppia altezza, divisi da muri attrezzati che contengono elementi strutturali, impiantistici e armadiature fisse, e posizionati in coerenza con la struttura e i caratteri peculiari dell’edificio, oltre a offrire diverse modalità di organizzazione del lavoro, generano ambienti di lavoro sempre diversi e con specifiche identità.
Sostenibilità ambientale
Analogamente ai concetti sopra evidenziati, anche le scelte impiantistiche sono state guidate dal medesimo approccio.
L’edificio è stato pensato secondo criteri di sostenibilità ambientale e finalizzato ad abbattere i consumi energetici e a ridurre l’inquinamento. Affinché ciò fosse perseguibile, uno studio del suo comportamento fisico e delle potenziali necessità energetiche si è reso necessario all’inizio del processo progettuale, così da poter definire già in partenza gli accorgimenti tecnici volti al miglioramento del comportamento passivo dell’involucro.
È stato adottato quindi un sistema di riscaldamento e raffrescamento a soffitti radianti che si avvale dell’utilizzo di acqua fredda pescata dalla falda (poi immessa nel vicino fiume Olona a fine ciclo), abbinata a pompa di calore e scambiatori di calore senza perciò utilizzo di combustibili fossili (non c’è la caldaia) e senza immissione di gas inquinanti in atmosfera.
I vantaggi consistono nell’utilizzo di basse potenze e conseguenti bassi costi di approvvigionamento energetico, nell’assenza di moti convettivi d’aria e di rumori elevando così il livello di comfort ambientale.
Gli apparati elettrici ed elettronici, di tipo bms (building management system), sono in linea con i più elevati standard disponibili sul mercato, e anch’essi, ottimizzando l’utilizzo delle funzioni governate (temperatura, umidità, tende esterne, illuminazione antincendio e antiintrusione), contribuiscono enormemente al contenimento dei consumi energetici.
Il luogo del lavoro
Il tema progettuale dell’edificio per uffici è stato affrontato, in linea con i più evoluti studi di sociologia del lavoro, cercando di perseguire uno standard qualitativo, definito, non nella sommatoria di singoli dati numerici e prestazionali, ma dall’insieme di tutti i caratteri ambientali che concorrono al benessere psicofisico degli utenti, ivi compresi quindi anche la geometria e le proporzioni degli spazi interni, la tipologia della luce naturale e artificiale e le modalità del rapporto tra interno ed esterno, oltre naturalmente alle caratteristiche degli impianti tecnologici.
Ad una concezione di edificio-macchina, spesso anche figurativamente rappresentato come tale, si è cercato di contrapporne una altrettanto efficiente, ma con caratteri più domestici, in cui l’uomo e le sue esigenze, e non solo la sua produzione, siano al centro del progetto.
Il verde e la luce naturale
La loro presenza, come elemento strutturante dell’edificio, corrisponde alla volontà di fare del verde e della luce naturale, (in altre parole del rapporto con la natura), gli elementi di continuità tra parti interne ed esterne dell’edificio, forzando i confini dell’involucro a beneficio di una percezione degli spazi più profonda della loro reale entità fisica.
Giardino d’inverno, muro verde, tetti verdi, patii e serre, posti sempre in posizione tale da essere avvertiti come fianchi o fuochi dei principali percorsi interni, costituiscono insieme la punteggiatura e il filo rosso della composizione planimetrica.
La percezione della luce naturale è ricercata e perseguita da tutte le angolazioni possibili, così da rendere luminosi e vivi gli ambienti interni.
la tipologia degli spazi
Per corrispondere alle nuove necessità produttive, in luogo di una teorica flessibilità assoluta (piano libero indifferenziato), gli spazi interni, come corpi porosi, sono articolati in varie tipologie di sotto spazi, diversi e alternativi per misura e posizione.
Cellule a ufficio, piccoli open space, grande open space monoplanare, e infine grande open space a doppia altezza, divisi da muri attrezzati che contengono elementi strutturali, impiantistici e armadiature fisse, e posizionati in coerenza con la struttura e i caratteri peculiari dell’edificio, oltre a offrire diverse modalità di organizzazione del lavoro, generano ambienti di lavoro sempre diversi e con specifiche identità.
Sostenibilità ambientale
Analogamente ai concetti sopra evidenziati, anche le scelte impiantistiche sono state guidate dal medesimo approccio.
L’edificio è stato pensato secondo criteri di sostenibilità ambientale e finalizzato ad abbattere i consumi energetici e a ridurre l’inquinamento. Affinché ciò fosse perseguibile, uno studio del suo comportamento fisico e delle potenziali necessità energetiche si è reso necessario all’inizio del processo progettuale, così da poter definire già in partenza gli accorgimenti tecnici volti al miglioramento del comportamento passivo dell’involucro.
È stato adottato quindi un sistema di riscaldamento e raffrescamento a soffitti radianti che si avvale dell’utilizzo di acqua fredda pescata dalla falda (poi immessa nel vicino fiume Olona a fine ciclo), abbinata a pompa di calore e scambiatori di calore senza perciò utilizzo di combustibili fossili (non c’è la caldaia) e senza immissione di gas inquinanti in atmosfera.
I vantaggi consistono nell’utilizzo di basse potenze e conseguenti bassi costi di approvvigionamento energetico, nell’assenza di moti convettivi d’aria e di rumori elevando così il livello di comfort ambientale.
Gli apparati elettrici ed elettronici, di tipo bms (building management system), sono in linea con i più elevati standard disponibili sul mercato, e anch’essi, ottimizzando l’utilizzo delle funzioni governate (temperatura, umidità, tende esterne, illuminazione antincendio e antiintrusione), contribuiscono enormemente al contenimento dei consumi energetici.
Luogo
Milano
Durata
2003 - 2006
Categoria
Uffici
Area
8.000 mq
Luogo
Milano
Durata
2003 - 2006
Categoria
Uffici
Area
8.000 mq
Luogo
Milano
Durata
2003 - 2006
Categoria
Uffici
Area
8.000 mq
Committente Value Partners s.p.a.
Progetto architettonico deamicisarchitetti – Giacomo De Amicis, porfiristudio – IvanaPorfiri
Design team Matteo Fosso, Paolo Moretto, Tomoko Narahara, Bruna Rivolta, Carlo Vedovello
Direzione lavori deamicisarchitetti
Progetto strutture studio Brambilla-Ferrari
Progetto impianti ed energia Swiss Engeneering Consulting
Progetto grafica Indaco s.r.l. - Dario Zannier
Impresa di costruzioni Colombo Costruzioni s.p.a.
Crediti fotografici Andrea Ferrari, Eugenia Silvestri