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Nel cuore delle colline piemontesi del Gavi, sorge La Raia: azienda agricola biodinamica. Si estende per oltre 180 ettari e produce tre tipi di Gavi D.O.C.G. pluripremiati - Gavi, Gavi Riserva Vigna della Madonnina e Gavi Pisè - e due tipi di Piemonte D.O.C. Barbera.

Recentemente per ampliare la sua produzione dei vini rossi ha deciso di dotarsi di una nuova barricaia.

Il progetto è stato realizzato all’interno dei magazzini prefabbricati della cantina con l’obiettivo di costruire un luogo che sapesse celebrare il rito del riposo del vino e quello della sua degustazione.

Le botti, come attori di una rappresentazione, sono così disposte su un letto di ghiaia nera sui tre lati di uno spazio a pianta centrale definito dalle botti stesse e rimarcato da un controsoffitto sagomato in doghe di larice bruciato. L’ultimo lato ospita invece una parete in legno di rovere che può ospitare fino a 1400 bottiglie, schermata da due barrique di grandi dimensioni.

Il senso della continuità tra produzione e invecchiamento è stato perseguito portando all’interno della barricaia oggetti vecchi e rovinati provenienti dalle cascine della tenuta. In particolare, l’illuminazione è stata realizzata con vecchie lampade a sospensione radunate al centro dello spazio, recuperate da vecchi fienili. Il loro posizionamento e la loro luce orientata verso il basso, che manda in ombra il soffitto reale, pongono enfasi al luogo e contemporaneamente completano la trasformazione architettonica della povera e scarna scatola edilizia (pareti in blocchi di cemento e soffitto in predalles) che contiene l’allestimento.  

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Recentemente per ampliare la sua produzione dei vini rossi ha deciso di dotarsi di una nuova barricaia.

Il progetto è stato realizzato all’interno dei magazzini prefabbricati della cantina con l’obiettivo di costruire un luogo che sapesse celebrare il rito del riposo del vino e quello della sua degustazione.

Le botti, come attori di una rappresentazione, sono così disposte su un letto di ghiaia nera sui tre lati di uno spazio a pianta centrale definito dalle botti stesse e rimarcato da un controsoffitto sagomato in doghe di larice bruciato. L’ultimo lato ospita invece una parete in legno di rovere che può ospitare fino a 1400 bottiglie, schermata da due barrique di grandi dimensioni.

Il senso della continuità tra produzione e invecchiamento è stato perseguito portando all’interno della barricaia oggetti vecchi e rovinati provenienti dalle cascine della tenuta. In particolare, l’illuminazione è stata realizzata con vecchie lampade a sospensione radunate al centro dello spazio, recuperate da vecchi fienili. Il loro posizionamento e la loro luce orientata verso il basso, che manda in ombra il soffitto reale, pongono enfasi al luogo e contemporaneamente completano la trasformazione architettonica della povera e scarna scatola edilizia (pareti in blocchi di cemento e soffitto in predalles) che contiene l’allestimento.  

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Il progetto è stato realizzato all’interno dei magazzini prefabbricati della cantina con l’obiettivo di costruire un luogo che sapesse celebrare il rito del riposo del vino e quello della sua degustazione.

Le botti, come attori di una rappresentazione, sono così disposte su un letto di ghiaia nera sui tre lati di uno spazio a pianta centrale definito dalle botti stesse e rimarcato da un controsoffitto sagomato in doghe di larice bruciato. L’ultimo lato ospita invece una parete in legno di rovere che può ospitare fino a 1400 bottiglie, schermata da due barrique di grandi dimensioni.

Il senso della continuità tra produzione e invecchiamento è stato perseguito portando all’interno della barricaia oggetti vecchi e rovinati provenienti dalle cascine della tenuta. In particolare, l’illuminazione è stata realizzata con vecchie lampade a sospensione radunate al centro dello spazio, recuperate da vecchi fienili. Il loro posizionamento e la loro luce orientata verso il basso, che manda in ombra il soffitto reale, pongono enfasi al luogo e contemporaneamente completano la trasformazione architettonica della povera e scarna scatola edilizia (pareti in blocchi di cemento e soffitto in predalles) che contiene l’allestimento.  

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Il progetto è stato realizzato all’interno dei magazzini prefabbricati della cantina con l’obiettivo di costruire un luogo che sapesse celebrare il rito del riposo del vino e quello della sua degustazione.

Le botti, come attori di una rappresentazione, sono così disposte su un letto di ghiaia nera sui tre lati di uno spazio a pianta centrale definito dalle botti stesse e rimarcato da un controsoffitto sagomato in doghe di larice bruciato. L’ultimo lato ospita invece una parete in legno di rovere che può ospitare fino a 1400 bottiglie, schermata da due barrique di grandi dimensioni.

Il senso della continuità tra produzione e invecchiamento è stato perseguito portando all’interno della barricaia oggetti vecchi e rovinati provenienti dalle cascine della tenuta. In particolare, l’illuminazione è stata realizzata con vecchie lampade a sospensione radunate al centro dello spazio, recuperate da vecchi fienili. Il loro posizionamento e la loro luce orientata verso il basso, che manda in ombra il soffitto reale, pongono enfasi al luogo e contemporaneamente completano la trasformazione architettonica della povera e scarna scatola edilizia (pareti in blocchi di cemento e soffitto in predalles) che contiene l’allestimento.  

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Luogo

Gavi (AL)

Committente

Società agricola La Raia

Periodo

2018 - 2019

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Società agricola La Raia

Periodo

2018 - 2019

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Crediti fotografici Alberto Strada, Paola Calamarà

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